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08/09/2017 06:15:00

"Ecco perché il Movimento Cinque Stelle è oggi la casta degli anti - casta". L'inchiesta

Oggi è il giorno in cui viene presentata al pubblico “Supernova”:  la prima inchiesta documentata sul Movimento Cinque Stelle. Un racconto fatto da chi, come Nicola Biondo e Marco Canestrari, è entrato nella stanza dei bottoni del Movimento, ha conosciuto Grillo, Casaleggio, Di Maio, Di Battista, carpito i meccanismi più intimi e nascosti di un laboratorio politico presto trasformatosi in un partito: la casta degli anticasta.

Leggere Supernova significa compiere un viaggio nelle stanze più segrete del movimento, nei suoi server più irraggiungibili. Con fonti documentate, analisi, prove, Biondo e Canestrari raccontano che cosa rappresenta oggi il partito che potrebbe presto andare al governo in Italia.
Dal primo V - Day, nel 2007, ad oggi, il Movimento ha tradito i suoi principi, trasformandosi in un partito zelig che può dire tutto e il contrario di tutto. Un partito taxi nel quale qualsiasi lobby può infiltrarsi per sponsorizzare la propria azienda o una carriera personale.

Ma quello dei grilini è anche un partito autoritario, raccontano gli autori: chi certifica le votazioni sul blog? quanto sono liberi i parlamentari rispetto alla Casaleggio & Associati? cosa fa l’azienda con l’enorme massa dei dati dei suoi iscritti?

Grillo e con lui Casaleggio sono due arci-italiani. E hanno insegnato ai loro eletti che la scorciatoia paga, che il click paga, che la provocazione o la bugia pagano. Che infine, l’obbedienza paga. Perché il movimento è stata ed è una palestra per la ginnastica dell’obbedienza.

Il massimo della tecnologia possibile è stato applicato non per creare un processo di liberazione e formazione, ma per dare visibilità ai sentimenti più retrivi del Paese. Non è la politica che decide cosa fare, ma un algoritmo che sonda gli umori della gente, dallo ius soli alle politiche europee. Di questo passo, un giorno il Movimento Cinque stelle potrebbe chiedere ai suoi iscritti di valutare o meno la reintroduzione della pena di morte in Italia. E cosa farebbe la Casaleggio & Associati se la base votasse per il si?

Oggi il Movimento è una serie di scatole nere: la prima è la Casaleggio associati.
La seconda scatola nera è la sua leadership parlamentare: che si è strutturata nel tempo usando tutte le peggiori armi della politica. Tutto avviene, terza scatola nera, in un partito “personale”.
Tutto è appeso ad un click, un software privato o una comunicazione su posta non certificata .


L’inchiesta, oltre ad analizzare la storia del Movimento, il suo funzionamento, approfondisce anche il rapporto dei grillini con i media. Il codice che il Movimento è riuscito ad imporre alle trasmissioni televisive di punta è: interviste addomesticate, nessun confronto, esclusione delle voci critiche e informate che non sia il conduttore che accetta quel codice.
La comunicazione social del Movimento ha inquinato i media oltre ogni limite, dimostrando che se una testata vuole fare click, e pubblicità e fatturato, deve piegarsi all’indignazione e lasciar perdere l’informazione. Il prodotto M5S si vende bene e non conviene criticarlo perché in questo caso il padrone del prodotto non sceglierà piu quella tribuna.

Il movimento ha centrato in pieno la richiesta di una nuova forma politica. E l’ha tradotta nel massimo dell’autoritarismo possibile.
Casaleggio ha usato la rete come un recinto dove comprimere le richieste di autonomia e imponendo la sua visione del mondo da imprenditore di un’azienda privata di cui era anche fondatore e proprietario.
Sono i suoi interessi e quelli legati alla sua azienda che determinano la trasformazione del suo soggetto politico, non quelli della partecipazione.
E’ il trionfo degli “sfigati” nella vita reale che la politica beatifica e innalza a nuovi statisti. E’ un reality della mediocrità, non la ricerca di soluzioni e delle intelligenze migliori per metterle in pratica.

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Ecco cosa raccontano i due autori:

 


Siamo stati testimoni di un esperimento. Di ingegneria sociale, soprattutto. Un esperimento che dimostra quanto bisogno ci sia di democrazia e quanto è facile vendere sogni.
Ma questa storia, la storia del Movimento, finirà male, molto male.
Molte prove le abbiamo riportate qui, altre volte ci siamo limitati a semplici indizi. Ma che finirà male non è in discussione.
Sono troppe e tante le ombre che lo circondano, le inadeguatezze, la cinica incapacità di sapersi confrontare con la realtà.
La costante propensione a spostare sempre altrove le responsabilità, ad alzare la posta senza essere in grado di coprirla - come nei casi di Roma e Torino - la smania irrefrenabile di apparire.
Palazzo Chigi non è un selfie, un comizio, un post da condividere.
Il potere non permetterà, e giustamente, le oscillazioni di un Di Battista, l’inefficienza di Davide Casaleggio, le furberie ignoranti di Di Maio.
Per loro ci sarà una exit strategy onorevole, forse. Ma il destino per loro sarà altrove.
Per chi ci ha creduto, o sperato, invece ci vorranno molti anni per fare dimenticare il tradimento, la truffa politica, lo spreco di energie che il Movimento ha messo in circolo.
La bolla narrativa creata dal suo storytelling è una delle più grandi manipolazioni della storia contemporanea.

Casaleggio ha disegnato il suo reality, lo ha messo in piedi con una stretta cerchia di suoi influencer e clienti, ha portato i suoi avatar in Parlamento. La generazione dei trentenni giovani leoni del Movimento è la Mediaset generation e spiega la mutazione genetica del Movimento da esperimento di civismo a reality in cui l’ambizione e il successo sono slegati da qualsiasi talento. E’ l’invasione degli imbecilli descritta da Umberto Eco, la modalità che Casaleggio ha sfruttato.
Poteva condividere soluzioni, e alla fine ha messo in condivisione Di Battista e Putin.
Ed ecco allora la morale. In tanti ci hanno creduto, ci abbiamo creduto.
Non c’era nulla intorno e quello sembrava un miraggio, una straordinaria oasi.
C’è chi lo ha capito prima.
Chi dopo. Che non conveniva. Che era meglio starne fuori.
Non associarsi all’orda, sentire un pizzico di vergogna ed avere detto no.
Perché alla fine, scriveva Pasolini, “quelli che hanno cambiato la storia non sono stati né i cortigiani né gli assistenti dei cardinali. Ma chi ha saputo dire di no”.

Marco e Nicola