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17/09/2017 06:00:00

Aeroporto di Birgi, Santangelo (M5S): "Fuori la politica dalla gestione di Airgest"

Vincenzo Maurizio Santangelo portavoce del Movimento Cinque Stelle al senato, cosa sta succedendo all’aeroporto di Birgi?

Abbiamo ricevuto una risposta ad una nostra interrogazione su Airgest che va in netta contrapposizione rispetto a quanto detto dal presidente di Enac, Vito Riggio, secondo cui gli aeroporti che non hanno più di un milione di passeggeri all’anno non riescono a trovare un equilibrio economico. Per questo Birgi sarebbe in pericolo e ci sarebbe un fantomatico accorpamento con l’aeroporto di Palermo. Tutto questo davanti ad un dato oggettivo e sotto gli occhi di tutti, che Birgi fa circa un milione e mezzo di passeggeri all’anno negli ultimi tre anni, con piccole differenze in meno negli ultimi anni ma siamo sempre al di sopra del milione di passeggeri. E su questa cosa o il presidente Riggio non è informato, il che sarebbe gravissimo, oppure sta mentendo.

Santangelo si tratterebbe di un vero accorpamento o di un lavoro sinergico dei due aeroporti?

Guardi, questo non è stato specificato da nessuna parte. Una cosa deve essere certa. Questo territorio non può fare a meno dell’aeroporto di Birgi. Quest’ultimo da solo può riuscire a creare un’economia, anche dal punto di vista dei bilanci, positivi per l’aeroporto stesso, ma bisogna mettere le cose in chiaro a partire dai rapporti che legano la società Airgest con Ryanair che fa, ricordiamolo, un lavoro preziosissimo per questo territorio ma che viene in parte pagato da soldi pubblici. Questo accordo deve essere stipulato attraverso bandi pubblici dove tutti quanti possono partecipare. Questa cosa è stata detta da Airgest ma ancora non è stata fatta ed è una cosa che pretendiamo. Detto ciò, mettere a sistema i trasporti siciliani può essere una cosa interessante, ma non parliamo di accorpamenti, perché non vedo la logica dal punto di vista dell’accorpamento con Palermo, visto e considerato che  il nostro è un aeroporto in perdita e non può continuare a sopravvivere così da solo. Sotto un altro punto di vista c’è il silenzio assoluto della politica.

L’unica volta che la politica si è interessata dell’aeroporto è stato per mettere Daniela Virgilio nel Cda di Airgest. La vicenda che abbiamo stigmatizzato.

Ha visto che bella cosa…. Davanti a questo noi siamo usciti con un messaggio che non vuole essere soltanto uno slogan. Ma quello che deve partire da parte dei cittadini di questo territorio, un messaggio forte: "Nessuno tocchi Birgi, nessuno ci provi. Attenzione, stanno mettendo le mani nel cuore pulsante della provincia che è l’aeroporto". Anche per la chiusura, abbiamo presentato un’altra interrogazione, per capire pure quali sono questi lavori e com’è possibile che in tutto il mondo la manutenzione si riesce a conciliare con l’attività aeroportuale e qui si è arrivati alla chiusura. Qui lo hanno chiuso e cancellato i voli. Questo dato deve far riflettere, soprattutto gli operatori, sono loro stessi che si devono muovere. Non ci basta l’appello tardivo di Gregory Bongiorno, di Confindustria, che si dice essere sensibile al tema ma ne parla solo oggi.

Ci sono tre dossier che riguardano l’aeroporto di Birgi. Il primo è il bando da venti milioni di euro indetto da Airgest per trovare il vettore, che dovrebbe essere al 90% Ryanair, ma serve per dare ufficialità e legalità ad una situazione che per ora è molto informale; il secondo tema sono i soldi della Regione per promuovere l’infrastruttura ma non si sa che fine abbiano fatto e infine, il terzo dossier, è l’accordo di co-marketing, del quale si è parlato ma non si sa se è stato fatto o no, cosa prevede e cosa vieta. Su questo lei ha maggiori informazioni rispetto a noi che siamo nell’oscurità?

Per quanto riguarda il famoso contratto Airgest–Ryanair, noi abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti e ci sono stati negati. Degli accordi che devono essere pubblici perché la società è a maggioranza pubblica e gli atti ci sono stati negati. Bisognerebbe ripartire con il capire che cosa è stato scritto in questo contratto. Io aggiungerei un quarto punto, ma lo metterei al primo: fuori la politica dalla gestione di Airgest. Il grosso problema di questa società è stato negli anni questo: essere un postificio della politica. Andando a leggere i bilanci, e qualcuno più esperto di me sa leggere bene in quei numeri, capisce dove stanno i problemi e come poter intervenire. A prescindere da quelli che possono essere gli impegni che vanno onorati da parte dei comuni, che investono trecentomila euro per avere una ricaduta sul territorio molto più alta e quindi investimenti che ci possono stare. Però se spendiamo un centesimo di soldi pubblici, dobbiamo avere la certezza che questi soldi vadano nella direzione giusta e ritornino, soprattutto, nelle tasche dei cittadini e non nelle tasche di pochi fortunati.