Abbiamo preso spunto da una relazione (che potete leggere qui) di un giovane esperto di geologia, il dottor Elvezio Fabbri, che ha segnalato il gravissimo fenomeno del deposito incontrollato di rifiuti di qualsiasi genere (soprattutto amianto) nell’area dell’ex aeroporto di Castelvetrano, in contrada Fontanelle.
Si tratta del luogo principale, predisposto dal Comune come area di accoglienza e di ammassamento soccorritori e risorse, in caso di calamità naturale.
In questa relazione viene rilevata la “non idoneità delle aree di emergenza predisposte dal Piano Comunale di Protezione Civile in caso di evento calamitoso, affinchè al verificarsi dell’emergenza non venga a crearsi un ‘fattore sorpresa’ difficilmente affrontabile nei modi e nei tempi previsti dalla legge”.
La relazione, firmata anche da Paolo Scaglione, ex attivista del meetup locale dei 5 stelle, è finita da qualche giorno sulla scrivania della commissione straordinaria che governa la città dopo il commissariamento per mafia, insieme alla valanga di segnalazioni sulle più disparate criticità di una Castelvetrano, da anni strozzata da una politica ingessata, sull’orlo del default.
Nel servizio video, abbiamo visitato i luoghi indicati nel piano di emergenza e, oltre alle decine di recipienti e alle cataste di lastre in eternit, abbiamo trovato vecchi mobili e numerosissimi cumuli di materiale di scarto edilizio.
Colpiscono anche le aree bruciate. E non possiamo fare a meno di chiederci chi brucia i rifiuti, peggiorando le cose attraverso la produzione di diossina e la diffusione nell’aria delle pericolose microfibre di amianto. Sì, perché i recipienti di eternit non solo sono spaccati e sbriciolati, ma anche anneriti dalle fiamme.
Un tentativo maldestro di fare pulizia col fuoco? E da parte di chi? Difficile dirlo.
E lungo quella che sembra la vecchia linea fognaria dell’ex campo di aviazione, ci sono anche delle botole senza alcuna copertura, usate nel corso degli anni per lo smaltimento illecito di carcasse di ovini. Una è piena solo di teschi ed ossa, mentre in un’altra ci sono due pecore morte da poco, con la targhetta identificativa asportata insieme ad un pezzo di orecchio.
Le sorprese arrivano anche dalle aree di attesa, ovvero i luoghi di prima accoglienza per la popolazione; piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici liberi da strutture che possono crollare. Aree che, nel caso di un terremoto, potrebbero essere utilizzate per un periodo di tempo compreso tra poche ore e qualche giorno.
Dal piano di emergenza del Comune, diffuso dall’amministrazione Errante, ce n’è una nel quartiere Belvedere, presentata come “area a parcheggio tra le vie Campobello, Via Papa Giovanni XXIII e Via C.A. Dalla Chiesa”. Ma lì, l’area è tutt’altro che libera da costruzioni: c’è infatti il centro polifunzionale del Comune, per altro in passato oggetto di infiltrazioni mafiose.
Ma le aree funestate da rifiuti e quelle esenti da costruzioni solo sulla carta, non hanno certo impedito la distribuzione del piano di protezione civile ai cittadini, nel marzo scorso, attraverso il ritiro gratuito nelle edicole e gli incontri con le scolaresche.
La storia di questo ex campo di aviazione è stata però abbastanza travagliata.
Venne usato come pista d’atterraggio e base militare per anni, durante la seconda guerra mondiale, per poi diventare una discarica a cielo aperto.
Nel 2010 il sito era stato bonificato ed era passato dall’Aeronautica militare al Demanio della Regione Siciliana.
“Un momento storico – aveva commentato Errante, che allora era assessore nella giunta di Gianni Pompeo – perché si gettano le basi per quella che potrebbe diventare una delle più importanti opere della nostra città”.
C’era un grande entusiasmo e diverse idee. Errante aveva annunciato che presto avrebbero presentato la richiesta di valorizzazione dell’area “convinti come siamo, che possa rappresentare un ulteriore volano economico per la nostra città attraverso un’adeguata progettualità”.
Idee chiare anche sui rifiuti: “Monitoreremo costantemente l’area per evitare gli incresciosi episodi di abbandono dei rifiuti ingombranti e degli sfabbricidi che si verificavano in quei luoghi”.
Nel 2013 Errante era sindaco da un anno e nell’ex campo di aviazione militare, le nuove tonnellate di eternit, gli “sfabbricidi” e i rifiuti di ogni tipo avevano trasformato la bonifica del ministero della Difesa in un lontano ricordo. Che fare? La disperazione aveva portato l’ispettore Salvatore Macaluso, presidente del Nopa della polizia municipale ad ipotizzare l’affidamento dell’area ad “ambientalisti disposti a controllarla da chi giornalmente la offende”.
Poi venne il turno dei sogni: l’aeroporto turistico, la cittadella dello sport… Spazzati via da una realtà molto concreta: la mancanza di soldi e l’assenza di finanziamenti pubblici.
Nel 2014 invece si diffuse la notizia che, in gran segreto, erano state collaudate delle telecamere a
a raggi infrarossi, commissionate dalla polizia municipale e pronte per essere installate nelle zone dove maggiormente vengono abbandonati i rifiuti. Lo stesso Ispettore Macaluso aveva annunciato: “Le nuove telecamere saranno in grado di leggere al buio le targhe dei mezzi e di trasmetterle in tempo reale on-line al nostro Comando che farà recapitare multe salatissime ai proprietari”.
La cosa, ovviamente, rimase un annuncio.
Nel 2016 la Regione Siciliana stanzia 95 mila euro per un’altra bonifica e viene annunciato che “l’intera area verrà messa in sicurezza con opportuni sistemi di controllo che metteranno fine all’odiosa abitudine dell’abbandono di rifiuti”, oltre al progetto di valorizzazione dell’area, affidato ad una azienda esterna.
L’allora sindaco Errante aveva commentato: “Questi sono risultati concreti che offriamo alla collettività, non chiacchiere da bar o deliri da social network e sono l’ennesima dimostrazione che i buoni rapporti tra istituzioni consentono di mettere in atto preziose sinergie.”
Nel 2017, una vasta area circondata da amianto è ancora adibita ad ammassamento ed accoglienza in caso di calamità. Ma oggi, la calamità è proprio quell’area.
Egidio Morici