Avrebbe ottenuto finanziamenti non dovuti e utilizzato i soldi dell'ente di formazione per fini personali. Il salemitano Paolo Genco, ex presidente dell'Anfe, è stato rinviato a giudizio e sarà processato a Trapani per il crac dell'ente. Genco è finito ai domiciliari nel mese di gennaio nell'ambito dell'operazione della guardia di finanza "Dirty training".
Secondo quanto emerso dalle indagini negli ultimi anni avrebbe sottratto circa 200 milioni di euro destinati alla formazione, utilizzandoli per investimenti, un'auto di grossa cilindrata, gioielli e orologi di lusso, polizze assicurative, dossier titoli e forzieri all’estero. Ottanta dipendenti dell'Anfe si sono costituiti parte civile. Rinvio a giudizio anche per Paola Tiziana Monachella, responsabile dell'Anfe di Castelvetrano, per Aloisia Miceli, direttore amministrativo dell'ente, e per Rosario Di Francesco, direttore della Logistica della delegazione regionale Sicilia Anfe.
Per l'accusa "la notevole massa di danaro, utilizzata per giustificare il pagamento delle fatture di acquisto fittizie, tornava poi nella disponibilità di Paolo Genco che reinvestiva tali proventi nell'acquisto di numerosi immobili (molti dei quali oggi sottoposti a sequestro), formalmente intestati in parte a una società immobiliare amministrata da Di Giovanni, e in parte a una dipendente dell'Anfe, anch'essa coinvolta nella frode. Alcuni di questi immobili venivano, inoltre locati per finalità formative allo stesso Anfe".