"Devono pagare tutti, non solo io". E' quanto sostiene l'ex capogruppo all'Ars, Giulia Adamo, a proposito della recente condanna inflitta dalla Corte dei Conti sul caso delle "spese pazze". Adamo oggi sarà ospite alle 13 e 30 al Volatore di Rmc 101.
«Dopo la sentenza di appello della Corte dei conti di Palermo, con la quale sono stata condannata a risarcire 65.554 euro, presenterò ricorso alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione». Lo ha annunciato Giulia Adamo. Adamo è stata condannata, così come gli altri presidenti dei gruppi parlamentari di quel periodo che furono convenuti in giudizio, per spese che la magistratura contabile ha ritenuto costituiscano un danno erariale.
La difesa di Adamo sosterrà di fronte alla Suprema Corte il difetto di giurisdizione della Corte dei conti, una questione solo apparentemente tecnica. Secondo la difesa il regolamento dei gruppi parlamentari, unica fonte legale ammessa dallo Statuto regionale siciliano a disciplinare la materia, non prevedeva, al tempo dei fatti, alcuna indicazione sulla destinazione delle spese ammesse a rimborso e l’interpretazione allora consolidata, in mancanza di regolamentazione, era nel senso che fosse consentito destinare i contributi dei gruppi non solo a iniziative strettamente legate all’attività legislativa, ma anche a iniziative di natura politica. La Corte dei conti è stata di diverso avviso, non ritenendo ammissibili le spese connesse all’attività politica. «Le finalità istituzionali a cui si fa più volte riferimento - dice Adamo - non sono mai esplicitamente richiamate nel dettaglio e pertanto era estremamente difficile, in mancanza di un quadro normativo definito, stabilire quali spese sarebbero state successivamente considerate ammissibili e quali no. Sono pronta a restituire ogni singolo euro, rispettando la sentenza della Corte dei conti, nell’attesa del giudizio della Corte di Cassazione, ma la mia credibilità di politico da tanti anni impegnata a servizio del mio territorio non può essere messa in dubbio.
Nel dettaglio, quelle che sono state denominate "le spese pazze all'Ars" fanno riferimento soprattutto ai 53.790 euro erogati a singoli deputati, ma rientrano anche 1.650 euro spesi per ristorazione, 1.990 euro per regali, 7.430 euro spesi alla buvette dell'Ars e 694,80 euro per necrologi.
A destare maggiore scalpore sono stati tre episodi: tre bottiglie di vino del valore di 300 euro regalate al leader siciliano di Forza Italia Gianfranco Micciché; una borsa Louis Vuitton di 400 euro donata a una signora vicina al partito, che avrebbe messo a disposizione il suo palazzo storico per un convegno; e un un boccale d'argento da 1.690 euro, acquistato come regalo di nozze per il figlio del deputato catanese Nino Strano.
"Non erano scelte mie, ma del gruppo. Tre errori in cinque anni. Sono pronta a restituire ogni singolo euro - annuncia Adamo - ma la mia credibilità di politico impegnata a servizio del mio territorio non può essere messa in dubbio. Nessuno vuole difendere la possibilità di spendere il denaro pubblico con leggerezza. Ogni deputato ha firmato una ricevuta, con cui diceva di aver speso i soldi per attività sul territorio. Io non ho mai presentato una richiesta di rimborso. Ho rinunciato anche al 10% di indennità di funzione, lasciandolo al gruppo parlamentare. Dove sono ora i deputati, i segretari e i leader di partito? Non sono forse corresponsabili?".
A giorni la Corte dei Conti si pronuncerà anche su un altro procedimento che vede Adamo accusata di aver prodotto un danno erariale di 157.011 euro, quando era presidente del gruppo parlamentare dell’Udc, dal 3 novembre 2010 al 24 agosto 2012.