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29/10/2017 08:58:00

E' caccia all'uomo per i tre evasi dal carcere di Favignana. Ecco cosa è successo

 E' caccia all'uomo per i tre evasi dal carcere di Favignana. Gli elicotteri hanno perlustrato tutto il territorio delle isole Egadi e in parte della provincia di Trapani, dove ci sono stati ieri ovunque posti di blocco. Non si sa dove siano: c'è chi dice che sono ancora nell'isola, c'è chi pensa che si sono imbarcati su un aliscafo per raggiungere Trapani, ma è più probabile che abbiano usato qualche imbarcazione per raggiungere le coste della Sicilia e dileguarsi. E' incredibile pensare la facilità con la quale sono fuggiti. Nessuno faceva la guardia sulle torrette, per mancanza di personale, così come non funzionano al carcere di Favignana le videocamere di sicurezza. 

LA RICOSTRUZIONE.  È da poco passata la mezzanotte.  A quell’ora i detenuti del carcere di Favignana, isola delle Egadi, sarebbero dovuti essere in branda. In una cella invece tre di loro sono in azione: prendono un filo d’acciaio che deve esser passato facilmente al metal detector, legano e imbavagliano un quarto detenuto nella stanza e cominciano a segare le sbarre. Quando il lavoro è finito escono dalla finestra senza più sbarre, salgono pochi metri, raggiungono il tetto e attraverso un varco guadagnano il muro di cinta, alto circa otto metri. Con le lenzuola ben annodate si calano nella notte. A cento metri c’è la spiaggia. Probabilmente qualcuno li aspetta, per traghettarli verso le vicine coste del Trapanese (sette miglia). Alle tre e mezza di notte, quando viene dato l’allarme e scattano le ricerche dei militari, dei tre evasi non c’è più traccia.

CHI SONO GLI EVASI. Tra i fuggiaschi c’è anche un ergastolano, Adriano Avolese, condannato per omicidio, originario di Pachino, nel Siracusano. Gli altri due sono di Vittoria, Giuseppe Scardino e Massimo Mangione che avrebbero dovuto finire di scontare la pena nel 2032 e nel 2037. Erano stati trasferiti a Favignana da qualche mese dopo aver tentato di fuggire dall’istituto di pena di Siracusa. Nonostante il trasferimento «punitivo», i detenuti erano stati messi nella stessa cella.

IL CARCERE. il carcere di Favignana è diventato operativo sei anni fa ed è considerato tra i più moderni d’Italia. Gli agenti sono circa una sessantina e sorvegliano 46 detenuti alloggiati in 15 celle, tutti sistemati al secondo piano perché il primo non è in funzione da quando il direttore generale del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), Roberto Piscitello, ha chiuso la Casa di Lavoro. A regime la capienza sarebbe di 108 persone.
Nessun filmato
Negli anni settanta il vecchio carcere costruito attorno al castello di San Giacomo ha ospitato brigatisti e criminali come Renato Vallanzasca. La nuova struttura, trasferita a poche centinaia di metri, ha un sofisticato sistema di videosorveglianza (l’ultima verifica è stata fatta lunedì), che dispone, o dovrebbe disporre, anche di laser e sensori che ad ogni attraversamento di corpi fa scattare l’allarme. Tutti elementi che fanno pensare che qualcosa non ha funzionato: se ci sono, gli impianti quella sera erano fuori uso. Tanto che sull’evasione non c’è nessun filmato. Sulla vicenda dovrà fare luce la procura di Trapani che ha aperto un’indagine. Da ieri intanto è caccia ai fuggitivi. Controlli sono stati effettuati all’imbarcadero di aliscafi e traghetti sulla piccola isola delle Egadi. Posti di blocco sono stati effettuati in tutta la provincia di Trapani da polizia e carabinieri. Si stanno analizzando i video disponibili per tentare di ricostruire il percorso fatto dagli evasi. E il probabile supporto ricevuto da basisti e complici.

UN UOMO IMBAVAGLIATO. Nella cella insieme ai tre detenuti che sono evasi nella notte tra venerdì e ieri dal carcere di massima sicurezza di Favignana, "Giuseppe Barraco", c'era un quarto carcerato. L'uomo, un detenuto per rapina di mezza età di origini napoletane, è stato legato e imbavagliato con alcune lenzuola e una corda. Lo hanno fatto sedere in un angolo della cella e poi hanno segato le sbarre e sono fuggiti. Alle 24, nell'ultima ronda, le sbarre erano integre. Alle 3,30 la ronda notturna si è accorta di quanto accaduto e ha liberaato il detenuto. L'ergastolano Adriano Avolese e gli altri due detenuti Giuseppe Scardino e Massimo Mangione avevano pianificato anche questo. Il napoletano, che lascerà il carcere nel 2022 per fine pena, è stato sentito dal sostituto procuratore di Trapani Marco Verzera e dai carabinieri. "Mi sono alzato alle due e 40 per andre in bagno. Uno di loro - ha spiegato - era in piedi e poi tutti e tre mi hanno imbavagliato e legato. Mi hanno spiegato che non volevano che qualcuno lanciasse l'allarme". La ricostruzione del detenuto è al vaglio degli investigatori. vero quanto ha riferito il napoletano, l'allarme per l'evasione sarebbe scattato circa mezz'ora dopo. I tre sono spariti nel nulla e nonostante le massicce ricerche di carabinieri e polizia penitenziaria di loro non c'è traccia né sull'isola né in altri parti della Sicilia.