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29/10/2017 19:25:00

Com'è andato il confronto in tv tra i candidati presidente in Sicilia

A una settimana dal voto nell’isola (la chiamata alle urne è domenica 5 novembre) i candidati alla presidenza della Regione si sono confrontati a “In mezz’ora”, la trasmissione di Raitre condotta da Lucia Annunziata. I programmi di governo sono stati solamente sfiorati dai cinque in corsa: Nello Musumeci (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con Salvini, Udc) (in foto), Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 Stelle), Fabrizio Micari (Pd e Ap), Claudio Fava (Mdp) e l’indipendentista Roberto La Rosa (Siciliani Liberi).

La Rosa coltiva “l’aspirazione millenaria all’autogoverno per reggersi sulle proprie gambe”. “Avevo 22 anni – ha sottolineato – quando ho sposato questa causa, ora ne ho 61: ho dedicato la mia esistenza per l’indipendenza economica e politica della Sicilia”. Il candidato è monotematico: “manca la piena attuazione dello statuto speciale. Si impedisce così alla Sicilia di diventare come Friuli Venezia-Giulia, Val d’Aosta e Trentino Alto-Adige. È il nostro obiettivo, vogliamo aprire un contenzioso con il Governo nazionale. Non è l’Italia che aiuta la Sicilia, ma il contrario”. “Ho accumulato una grande esperienza sul bilancio della Regione – ha esordito Cancelleri -, so bene come i partiti hanno umiliato negli ultimi vent’anni la regione”. Musumeci ha elogiato il proprio impegno politico nel catanese e si è definito “rigido e intransigente”. “Sono io il vero elemento di novità in questa competizione – ha esordito invece Micari -. Sono un docente universitario e non ho mai fatto politica. Il mio difetto è che fino a poco tempo fa non ero conosciuto. Trovo inaccettabile che la sinistra voglia fare in Sicilia un test per le Politiche”. Claudio Fava ha evidenziato la sua passione per la scrittura. “I Cento Passi del film ripresi dal nome della mia lista sono una bella storia di disobbedienza. Un po’ poco invece per il Pd avere come programma solo il bisogno di chiedere di non votare me”.

Inevitabile toccare il tema mafia, anzi: si è parlato solo di questo. “Non c’è un subappalto – spiega Fava – che sfugga alle mire di un’azienda mafiosa. Ormai non puntano più al sindaco o all’assessore, puntano agli impiegati comunali per aggredire la spesa pubblica. Il certificato penale non è la garanzia per fare politica: ci sono persone limpide penalmente ma con affinità, parentele, trascorsi. Accettare che ci siano candidati al Consiglio regionale che rimpiangono i tempi dei grandi capi mafiosi come Riccardo Pellegrino (candidato di Musumeci), è grave. Abbiamo delegato troppo la magistratura, la politica si è tolta le sue responsabilità. Dobbiamo pretendere una cultura anti-mafiosa da tutti”.

Il candidato del centrodestra Nello Musumeci era al suo primo confronto pubblico. “Ora ci sono liste pulite, le ho imposte. Mi sono infischiato di perdere migliaia di voti con alcuni candidati. Pellegrino è eticamente candidabile per le leggi dello Stato. Io non li vorrei i Pellegrino in lista, però bisogna modificare le norme”. “Non lo volevi ma intanto c’è”, fa notare il bersaniano Fava. Musumeci è il favorito, e si vede dagli attacchi incrociati che subisce. “Di mafia ho parlato in campagna elettorale– si giustifica il candidato del centrodestra – e moralmente ho già vinto perché non vengo mai attaccato: gli avversari criticano solo il mio contorno, mai me. L’unico impresentabile qua è Cancelleri, è un abusivo, ha commesso un falso con le Primarie dei 5 Stelle. Io sono una garanzia con la mia storia e il mio curriculum”. Poi, però, ammette di aver saputo i nomi dei candidati nelle sue liste dai giornali. “Sono i partiti a elaborare le selezioni e verificare i loro requisiti. I miei comunque non hanno carichi pendenti”. Annunziata gli strappa una promessa: i chiacchierati non entreranno nella squadra di governo in caso di vittoria.

“Musumeci – ha preso la parola il candidato del Pd – ha accettato di avere delle liste poco pulite, ci sono situazioni che lasciano perplessi”. Micari è l’unico che prova a riportare al centro qualche altro tema. “I siciliani hanno il problema della disoccupazione giovanile, bisogna cambiare, non accetto il pensiero del Gattopardo. Abbiamo settori che vanno bene come turismo e agroalimentare, il brand «Sicilia» tira, si può far decollare questa terra con progettualità e competenza”. Sì al ponte sullo Stretto, per “intercettare i grandi commerci dell’Oriente”. “In una terra in cui i treni viaggiano a 30-35 all’ora, il ponte è solo un annuncio per i giornali”, gli ha replicato il rivale a sinistra Fava.

Il grillino Cancelleri ha puntato tutto sui nomi più discussi candidati con Musumeci. “Lui ha candidato condannati e arrestati, ha dietro gli uomini di Totò Cuffaro e tutti gli altri. C’è un condannato a 4 anni perfino nella sua lista civica. Non ha rispettato il patto etico con il popolo siciliano. Gli impresentabili sono nel centrodestra. Musumeci è una persona perbene, però chi candida impresentabili non merita di essere guardato con stima. Era un punto di riferimento politico anche per me, ora è sceso a compromessi. Il programma glielo hanno scritto gli alleati e gli assessori li ha già fatti Gianfranco Miccicchè”. Il pentastellato ci è andato giù pesante. “Anche Berlusconi se ne è lavato le mani di Musumeci. Non lo cita, non lo va a trovare. Berlusconi, se votasse in Sicilia, praticherebbe il voto disgiunto: preferenza a Forza Italia e voto a me come presidente”. Il Movimento non farà alleanze dopo le Elezioni. “Mi presenterò con dieci proposte per risolvere i problemi della Regione, poi le persone decideranno se appoggiarci. Noi però non daremo incarichi e posti a nessuno”.