Il 24esimo rapporto di Legambiente e Ambiente Italia sulla salute dei capoluoghi di provincia italiani rivela che le città siciliane sono tra le peggiori d’Italia. Tra i molti dati negativi, Catania e Palermo spiccano per la bassa percentuale di scarichi trattati in impianti idonei. A Trapani nessuna isola pedonale
Nella classifica del 24esimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente, con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore, le città siciliane si aggiudicano gli ultimi posti. Il resoconto, basato sui dati del 2016, prende in esame sedici parametri riguardanti sei principali aree tematiche: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. Nella graduatoria ambientale urbana finale Enna si trova al 104esimo posto come ultimissimo capoluogo, preceduta da Palermo, 101esima, Catania in centesima posizione, Agrigento 98esima, Siracusa 97esima, Trapani 93esima, Messina 90esima. A otto punti di distacco in 83esima posizione c’è Ragusa. Migliore performance, rispetto alle città siciliane, quella di Caltanissetta che conquista il 78esimo posto.
Che aria tira nei centri urbani siciliani? Sul podio come città siciliana per la più alta presenza di polveri sottili c’è Palermo. A seguire, Caltanissetta e Catania. Fanalini di coda, Agrigento, Trapani e Ragusa. A Ragusa va il primo posto nella qualità dell’aria con le più basse emissioni di biossido di azoto, seguita da Siracusa e Trapani, poi Messina e Catania. Valori non reperibili quelli su Agrigento ed Enna.
Per quanto riguarda il consumo giornaliero pro capite di acqua potabile per uso domestico, Trapani batte tutti con il più altro consumo corrispondente a 183 litri rispetto a Siracusa (157,7 litri), Catania (151, 0 litri), Messina (145, 6 litri), Ragusa, (141,8 litri) e Palermo (137,9 litri). Consumano meno invece Enna e Caltanissetta rispettivamente con 122,1 e 120,6 litri. Paradossalmente il capoluogo che si piazza al primo in classifica tra i capoluoghi siciliani è Agrigento, dove si registra il consumo più basso, 107,5 litri e al secondo posto nella classifica nazionale. Peccato che questo dato potrebbe essere in parte conseguenza di situazioni di carenza idrica durante alcuni mesi dell’anno. Due, invece, le città siciliane che non raggiungono il 50 per cento di scarichi trattati in impianti idonei: Palermo con il 48 per cento e Catania con il 27 per cento. Buone, invece, le percentuali di capacità depurativa a Siracusa (99), Ragusa (98), Messina (92), Agrigento (91) Trapani (87), Enna (85), Caltanissetta (83).
Nel rapporto Legambiente sono quattro le città siciliane che non arrivano al 10 per cento in raccolta differenziata: Agrigento (7,1 per cento), Caltanissetta (8,5 per cento), Enna (8,7 per cento), Palermo (9,8 per cento). E tre quelle che oscillano tra il 10 e il 14 per cento: Catania (10,9 per cento), Messina (12,2 per cento) e Trapani (14,2 per cento). Ferma a un imbarazzante 2,8 per cento resta la città di Siracusa. Riguardo la percentuale di abitanti del comune serviti della raccolta domiciliare dei rifiuti, in testa Ragusa con 40,8 per cento a seguire Palermo 19,3 per cento, Agrigento 8,4 per cento e Messina 8,4 per cento. Assenti i dati sui comuni di Caltanissetta, Catania, Enna e Siracusa. Una situazione che nell'ultimo periodo si è evoluta. Secondo i dati dell’ufficio regionale speciale per la raccolta differenziata, infatti, la Sicilia nel 2016, ha differenziato il 18 per cento dei rifiuti, rispetto al 12,8 per cento del 2015 e al 12, 5 del 2014, con un aumento del 50 per cento.
Sul piano della mobilità, le due città metropolitane di Catania e Palermo non raggiungono ancora i 50 viaggi sui mezzi pubblici per abitante per anno rispetto ai 51 di Messina. Trend in crescita nella capitale siciliana per l’uso dei mezzi pubblici dove le quattro nuove linee di tram, in servizio da fine 2015 a novembre 2016 hanno fatto registrare un incremento del 30 per cento dei biglietti venduti rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Restano tre i comuni che sono fermi sotto la soglia dei 10 passeggeri per abitante l’anno: Agrigento, Ragusa, Caltanissetta (solo 7 passeggeri per abitante). A Trapani si contano 19 passeggeri per abitante mentre a Enna e Ragusa non sono presenti informazioni.
Imbarazzanti i dati sui metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti. In testa Agrigento con 3,15 metri a seguire Siracusa con 2,12 metri, Catania con 2,06 metri, Siracusa con 2,12 metri, arriva all’1,28 metri e Trapani che sfiora appena 1,16 metri. Maglia nera a Messina con appena 0,87 metri. Non esistono piste ciclabili nei comuni di Caltanissetta e Enna. La minore estensione pro capite delle isole pedonali è a Siracusa con lo 0,05 di metri quadrati per abitante. Non è migliore la situazione negli altri comuni che sfiora lo zero: Agrigento (0,06 metri), Enna (0,11 metri), Catania (0,19 metri), Messina (0,25 metri), Caltanissetta (0,28 metri) e Ragusa (0, ì52 metri). A Trapani spetta il triste primato di non avere ancora istituito alcuna isola pedonale e quello sul più alto numero in assoluto, anche a livello nazionale, (12,25) di morti e feriti in incidenti stradali ogni mille abitanti.
Il primato per la superficie di verde urbano fruibile spetta alla città di Agrigento con i suoi 79,5 metri quadrati per abitante. Se Catania e Trapani rimangono al di sotto dei cinque alberi su 100 abitanti, stessa cosa non può dirsi per gli altri capoluoghi metropolitani che non possiedono dati fruibili. Infine, sul versante energie rinnovabili, fotovoltaico e termico pubblico installate su edifici pubblici ogni mille abitanti, in testa il capoluogo nisseno con 9,53 kilowatt, seguito da Ragusa 6,20 kilowatt, Catania 5,54 kilowatt, Messina 1,62 kilowatt, Agrigento 1,09, Trapani 1,02 kilowatt. Fanalino di coda, Siracusa 0,25 kilowatt e Palermo 0,17. Mancanti i dati su Enna ed Agrigento.