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13/11/2017 14:30:00

Mafia, ci sono tracce del Dna di una donna sul luogo della strage di Capaci

 Tracce genetiche riconducibili a una persona di sesso femminile sarebbero state accertate su alcuni reperti recuperati dalla polizia scientifica nei pressi del luogo dove avvenne la strage di Capaci che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta. L'indiscrezione, pubblicata stamane dal quotidiano La Repubblica, confermerebbe la presenza di una donna nel teatro dell'attentato. I reperti "4A" e "4B" sono due guanti in lattice che vennero trovati a 63 metri dal cratere provocato dall'esplosione assieme a una torcia e a un tubetto di mastice.

I magistrati della Procura di Caltanissetta, che conducono le indagini sulla strage, li hanno affidati a uno dei maggiori esperti del settore, il professor Nicola Resta, docente di genetica medica dell'università di Bari, che è giunto a queste conclusioni.

Dai guanti in lattice il perito ha estrapolato i codici genetici "di almeno altri tre individui dove però la componente femminile attribuibile a un o più soggetti di sesso femminile risulta essere maggiormente rappresentata". La consulenza è adesso agli atti del processo bis per la strage di Capaci. Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone, che conduce le indagini con gli aggiunti Lia Sava, Gabriele Paci e con il Pm Stefano Luciani, ha disposto ulteriori accertamenti. "Abbiamo in programma un fitto calendario di cose da fare", ha dichiarato a La Repubblica.

Gli accertamenti scientifici hanno già escluso che quei due profili genetici appartengano a Giovanni Aiello, cioè Faccia da mostro, l’ ex poliziotto sospettato di essere un killer al servizio di Cosa nostra, morto ad agosto. Escluso che le tracce di dna appartengano anche a una sua amica, tale Virginia: entrambi sono stati indagati nei mesi scorsi dalla procura di Catania per alcuni omicidi, ma il fascicolo è stato archiviato. Il collaboratore di giustizia calabrese, Nino Lo Giudice, per la verità aveva fatto cenno a una donna che “agiva sempre” con Aiello. “Una tale Antonella – ha detto il pentito – tutti e due facevano parte a servizi deviati dello Stato e la donna era stata ad Alghero in una base militare dove la fecero addestrare per commettere attentati e omicidi”.