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20/11/2017 18:11:00

Due nuove banche sull’orlo del dissesto: Carige e Credito Valtellinese

  di Leonardo Agate - Fra le banche in dissesto, o quasi, arrivano due nuove ditte, Carige e Credito Valtellinese. Per i precedenti salvataggi del Mps e delle Venete, lo Stato finora ci ha rimesso 22,8 milioni. Se volesse intervenire anche per i nuovi istituti in difficoltà, il conto a carico della cassa pubblica, e quindi delle tasche dei cittadini, aumenterebbe.

Sarebbe ora di finirla con i salvamenti bancari a carico di Pantalone. Il Governo sembra che faccia il finocc…..con il sedere degli altri.

Il motivo più ricorrente per il quale si giustifica il salvataggio pubblico degli istituti di credito consiste nella presunta necessità di non far fallire le banche, con le conseguenze dei licenziamenti dei dipendenti e con la falcidia dei crediti dei clienti.

Il rischio della perdita dei posti di lavoro dovrebbe riguardare in ugual misura le imprese bancarie e tutte le altre imprese. Una banca non dovrebbe essere messa in una condizione privilegiata rispetto alle analoghe situazioni che avvengono nelle grandi, medie e piccole imprese in tutti i campi dell’agricoltura, dell’industria e del commercio. Esiste la previdenza statale e privata che protegge i lavoratori nei casi di licenziamento. Se si ritiene che la previdenza di legge sia insufficiente, spetta al Parlamento incrementarla con norme a carattere generale.
Il rischio che nei fallimenti i creditori perdano parte dei loro crediti, è la conseguenza necessaria delle pessime gestioni, che sono perseguite come reati.
Il fallimento di una banca non ha conseguenze peggiori di quelle che ha qualunque altro fallimento d’impresa. Molte imprese sono fallite e falliscono, per colpa o per dolo degli imprenditori, o anche per le mutevoli condizioni del mercato in cui operano. Se lo Stato dovesse farsi carico di tutte le perdite di tutte le imprese, per mantenerle artificialmente in vita, dovremmo nazionalizzare tutto e passare all’economia collettivizzata, che non diede buoni frutti nel Paese della Rivoluzione d’Ottobre, che da oltre trenta anni l’ha abbandonata.
La nuova commissione d’inchiesta sulle banche, presieduta dall’On. Pierferdinando Casini, potrà accertare, se mai ci arriverà, le responsabilità degli amministratori delle banche sotto inchiesta, ma lascerà impregiudicato il problema della opportunità del salvataggio delle banche.
La classe politica, se fosse seria, dovrebbe dare più spazio e porre meno pastoie all’iniziativa privata, conferendole anche i relativi rischi, senza tamponarne ricorrentemente le falle mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti.