Sta creando molto scalpore il caso di una ragazzina di 14 anni di Roma morta per un aneurisma cerebrale che è stato scambiato dai medici del pronto soccorso per stress. Si è sentita male a scuola, frequentava il primo anno del Liceo Classico. Perdeva sangue dalla bocca e le hanno infilato nel braccio una flebo di acqua e zucchero. Lamentava un dolore lancinante al capo e hanno detto che era stress. Vomitava e hanno minimizzato: «Sarà il ciclo mestruale».
Un aneurisma totalmente sottovalutato dai medici del «Pertini» che, secondo la denuncia della famiglia, hanno archiviato frettolosamente quei sintomi come un caso di ordinaria amministrazione. La ragazzina è deceduta due giorni dopo al «Bambino Gesù». Intercettando per tempo l’emorragia si sarebbe, forse, potuta salvare. Sulla vicenda è stata avviata un’inchiesta per omicidio colposo.
Ma come si riconosce l'aneurisma? La maggior parte degli aneurismi cerebrali ha dimensioni molto piccole (intorno a 5 mm) e non dà alcun segno della propria presenza. Talvolta aneurismi di dimensioni maggiori possono dare alcuni disturbi, in particolare nel caso in cui comprimano le strutture adiacenti. Se per esempio la dilatazione comprime il nervo ottico, si possono avere sintomi visivi.
La rottura di un aneurisma è un fenomeno molto raro e grave. Si calcola che il rischio di rottura per aneurismi incidentali di piccole dimensioni (sotto i 7 mm circa) sia intorno allo 0,1% all’anno. Quando un aneurisma si rompe il sangue arterioso si riversa quasi sempre negli spazi subaracnoidei (cioè all’interno delle meningi che avvolgono il cervello ), dando luogo alla cosiddetta emorragia subaracnoidea. I sintomi tipici di questo evento sono: mal di testa intenso e improvviso, come una «pugnalata alla nuca», nausea e vomito, rigidità nucale, talvolta perdita di coscienza. Quando avverte questi sintomi il paziente si reca spontaneamente al Pronto soccorso o vi viene accompagnato. Si tratta di una situazione di emergenza che non va assolutamente trascurata. L’emorragia subaracnoidea provoca il decesso nel 30-50% dei casi.