La stessa sera del ritrovamento del 4 novembre scorso avevamo già scritto che l’uomo riverso faccia in giù in acqua, a pochi metri dal cosiddetto “ponte di ferro”, nei pressi della foce del fiume Belice a Marinella di Selinunte, era proprio Paolo Privitera. Adesso è arrivata anche la conferma ufficiale dalla Polizia Scientifica dell’esame del Dna effettuato il mercoledì successivo, insieme all’esame autoptico. I risultati dell’autopsia non sono invece ancora stati divulgati.
Il corpo di Paolo Privitera era stato rinvenuto con una zavorra attaccata in vita con una corda: un pezzo di cemento, di quelli usati per collegare tra loro le recinzioni metalliche dei cantieri. Elemento che ragionevolmente ha portato ad escludere l’ipotesi dell’incidente o del malore.
In tanti non riescono a credere che il cinquantenne possa essersi tolto la vita. Ma anche l’ipotesi dell’omicidio mascherato da suicidio, collegato alla sua abitudine a rimuovere le paperelle di plastica usate dai bracconieri per attirare gli uccelli, appare molto singolare.
I risultati dell’autopsia, che potrebbero essere conosciuti nelle prossime settimane, avrebbero la possibilità di chiarire la vicenda in modo definitivo.