Continuano le reazioni dopo l'inchiesta in tre parti di Tp24.it sullo sversamento di scarti della molitura di olive, altamente inquinanti, in una zona protetta a Campobello di Mazara.
Sulla vicenda interviene anche Legambiente. "Noi stiamo dalla parte dei giornalisti che con le loro inchieste denunciano i criminali che fanno scempio del nostro Patrimonio Naturale - dice Letizia Pipitone, responsabile del circolo Marsala Petrosino di Legambiente -. Ci riferiamo alla recente inchiesta di Tp24.it sullo sversamento, nelle campagne di Campobello di Mazara ed in zona protetta, di rifiuti provenienti dalla molitura delle olive. Abbiamo pertanto, nei giorni scorsi, sulla base delle informazioni dettagliate contenute negli articoli, presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Marsala perché fossero individuati e puniti gli autori dei crimini ambientali. Apprendiamo, oggi, con soddisfazione, che i Carabinieri dei NOS, sono già all’opera. Chiediamo quindi che sia fatta piena luce anche sulle eventuali omissioni di chi avrebbe dovuto impedire che il reato venisse reiterato dagli autori, già segnalati, ad ottobre, all’autorità giudiziaria dalla Polizia Municipale localmente competente".
Subito dopo la pubblicazione della nostra inchiesta c'era stata anche una nota del Comune di Campobello di Mazara (che potete leggere cliccando qui).
Tp24.it ha scoperto che le acque di vegetazione delle olive, residuo dei frantoi, vengono scaricate a cielo aperto nelle campagne di Campobello di Mazara all’interno di un Sito d’interesse comunitario.
Si tratta, purtroppo, di una pratica che in Sicilia avviene un po' dappertutto. In provincia di Caltanissetta, ad esempio, anche quest’anno alcuni dissennati imprenditori del settore oleario hanno versato le acque di vegetazione nei torrenti e nei fiumi.
Le acque di vegetazione sono le acque reflue derivanti dalla lavorazione dell’olio di oliva. L’attuale normativa prevede che queste acque inquinanti vengano accumulate dentro vasche sigillate e poi inviate presso i depuratori abilitati o versati nei terreni di proprietà, con una modalità ben definita, per non danneggiare l’ambiente”.