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27/12/2017 14:32:00

Favoletta di Natale

  di Leonardo Agate - Uscito di pomeriggio dalla farmacia della piazza, il pacchettino dell’’antinfluenzale in mano, Andrea fece mentalmente il conto di quello che gli restava in tasca. Dei 35 euro della mattina, gliene erano rimasti 33,25 avendo speso 1,75 di ticket. Rosetta la figlioletta aveva la febbre alta e al pronto soccorso avevano prescritto la medicina.

 Era la viglia di Natale. Tornati a casa la mattina, lui, la bambina e la moglie Filomena, Andrea era uscito di nuovo nel pomeriggio per andare alla farmacia, e per fare la spesa per la notte e per il giorno dopo. La suocera sarebbe andato a prenderla prima di cena, in campagna dove stava da sola dopo che era rimasta vedova, l’estate scorsa,  e senza più quel piccolo reddito che procurava il marito coltivando verdure, pomodori, cavoli, melenzane e altri ortaggi n quel piccolo appezzamento di terra con pozzo di fianco alla casipola. Quell’unica loro figlia Filomena, sposata ad Andrea, brava ragazza casalinga, non avendo preso il diploma non poteva entrare nelle graduatorie degli aspiranti a un posto pubblico. La nascita di Rosetta, dopo nove mesi di matrimonio, le impedì pure di andare a lavorare da collaboratrice domestica a casa degli abbienti. Sua madre era afflitta da continui reumatismi  che, se non la tenevano su una sedia a rotelle, non le permettevano di tenere in braccia la bimba né di accudirla.

 Andrea lavorava, quando lavorava, come operaio in imprese edili. Il suo lavoro permetteva a tutti e quattro di vivere. Quando non trovava lavoro, con la crisi dell’edilizia e nelle giornate piovigginose dell’inverno, era difficile accoppiare il pranzo con la cena. Il pizzicagnolo gli faceva credito, entro una certa misura. Ma per la spesa di Natale non contemplava l’aumento del credito natalizio. In quel quadernetto di dare e avere Natale era un giorno come un altro.

 Andrea voleva rinverdire il ricordo dei Natali scorsi attorno alla tavola imbandita, quando il suocero e lui guadagnavano e spendevano assieme. Ora ci doveva pensare solo lui. Aveva anche per la testa da giorni di fare i regali alla bambina e alla moglie, ma non sapeva cosa comprare senza soldi. Si accese una sigaretta davanti al bar, e guardava l’ingresso del supermercato di fronte, da dove entravano e uscivano i clienti con le buste rigonfie di acquisti. Il fumo della sigaretta gli metteva dentro un certo calore nel freddo umido del pomeriggio. Intravedeva in alto nelle buste dei clienti i fiocchi dei panettoni e dei pandoro, e immaginava più sotto gli incarti con le bistecche e le braciole. Si avviò verso il supermercato per il cibo. La salsiccia, pensò, è la meno costosa, e pure gustosa con la salsa sulla pasta fresca. La salsa a casa c’era, ultimo lascito del suocero che l’aveva imbottigliata prima di lasciarli. Andrea pensò di comprare pure il pecorino grattugiato, se no che scipitezza il piatto!

 Fatto il conto mentale, mentre metteva la roba nel carrello, capì che poteva aggiungerci una bottiglia di Grillo da 2 euro. Uscì dal supermercato con la busta quasi piena, e in tasca gli restavano 2 euro e 75 cent. Il giovane nero sull’uscita gli tese il berretto. Andrea ne ebbe pena e gli fece cadere dentro 75 cent. Si avviò verso casa, dove Filomena lo aspettava. Lui avrebbe depositato tutto sul tavolo della cucina, e per Filomena la cosa poteva andare. Si contentava di poco. Ma lui pensava ai regali che non avrebbe portato a lei e alla bimba. Si rodeva dentro. Ma come? Tutti facevano e ricevevano regali, anche costosi, e lui non aveva nemmeno venti euro per passare a prendere qualcosa dai cinesi? Un busillis irrisolvibile, crudo e incomprensibile come i busillis. Nemmeno al mercatino dell’usato facevano credito.

 Andrea si sentiva incavolato, ma era d’indole accomodante e pensò che alla fin fine la cena e il pranzo erano assicurati.

 In via San Michele, nella luce del giorno che stava per scomparire, nel freddo del pomeriggio, l’avv. Giliberti passeggiava facendo 50 metri avanti e 50 indietro, davanti al portoncino della sua casa. Aspettava che le ombre della sera s’infittissero per salire su a casa nei saloni riscaldati. Quell’aria fresca che gli pungeva il viso passeggiando, gli avrebbe fatto gustare di più il tepore diffuso dai radiatori dei termosifoni. Aveva da alcuni giorni nell’entrata della casa, a fianco della scala che va al primo piano, un valigione pieno di roba da portare dopo le feste al mercatino dell’usato. C’erano dentro giocattoli usati tanti anni fa dai suoi figli ormai grandi, un cappotto nero di buona lana e un giaccone di morbida pelle di sua moglie, morta in sei mesi di brutta malattia sette anni prima. Anche l’anno precedente aveva tolto qualcosa dal ripostiglio e dall’armadio per portarlo al mercatino dell’usato, dove gliel’avevano venduto per un trentina di euro. Più per fare spazio che per i soldi da ricavarci, anche quest’anno avrebbe ripetuto l’operazione.

 Mentre l’avvocato passeggiava non pensava propriamente alla transazione del mercatino, ma confuse idee gli attraversavano la mente: ricordo di gioie e dolori, e tenui progetti per il tempo futuro, complessivamente una certa disillusione di tutto e per tutto.

 L’avvocato si senti salutare da Andrea, che conosceva per aver lavorato da lui in campagna nell’impresa che gli ristrutturò la casa. Poiché abitavano tutti e due in quella zona nord della città, l’avvocato aveva saputo da Andrea, in precedenti scambi di saluti, che si era sposato, che aveva una bambina e che il suocero era morto. Aveva conosciuto pure il suocero, perché talvolta, di passaggio, aveva comprato da lui zucchine, cavoletti e simile roba.

 Fattisi gli auguri di buon Natale, Andrea si allontanò, quando si senti chiamato. “Ho da liberarmi di una valigia di giocattoli e indumenti di mia moglie. Roba buona, quasi nuova. Me la porti via? Fanne quel che vuoi. Se la porti al mercatino dell’usato ci prenderai  qualcosa. Basta che mi riporti il valigione indietro”. Andrea non se l’aspettava, gli sembrò un regalo meraviglioso. Quanto basta poco a volta per far felice un uomo! “Certo Avvocato, mi dia, le riporterò la valigia”.

 A casa Andrea trovò la moglie in cucina, depositò sulla tavola la roba mangereccia, e aprì subito dopo il valigione sul pavimento. Guardò con la moglie il grande orsacchiotto sorridente di peluche. Gli indumenti erano della taglia di Rosetta. Che figurone che le facevano addosso! Si abbracciarono felici.

 L’avvocato Giliberti era salito a casa, e aveva preso posto al solito nell’angolo del divano vicino al tavolino con il candeliere elettrico liberty. Si mise al solito il plaid sulle gambe distese sulla sedia imbottita davanti, e prese un libro, di quelli che teneva sull’altro lato del divano. Pensò un poco prima di iniziare a leggere. Si sentiva contento che la roba dei sui figli e di sua moglie passassero alla bimba e alla moglie di Andrea.