Operazione verità, è questo il leit motiv con il quale si muove il presidente della Regione, Nello Musumeci.
Tre, il totale delle conferenze stampa organizzate per mettere a conoscenza i siciliani dello stato di salute della Sicilia. La prima ha riguardato i rifiuti, la seconda i conti regionali e la terza riguarderà le partecipate.
La situazione conti non è così florida, il campo è minato.
L'ex governatore Crocetta e la sua Giunta uscente, hanno girato la Sicilia raccontando di come i conti della Regione siano stati finalmente risanati, come sono stati bravi a risparmiare, a rimettere in riga una Sicilia che aveva sperperato a causa dei governi precedenti.
La Regione è invece quasi in dissesto finanziario, l’indebitamento è di 8 miliardi e 35 milioni di euro.
A questo si aggiunga che il precedente governo non ha effettuato una ricognizione del patrimonio e ci sono immobili non catastali che devono essere rideterminati, nell'immediato.
Per non parlare delle partecipate: nessuna ricognizione, non si sa a quanto ammonta la perdita.
Situazione drammatica, insomma.
Il presidente Musumeci è chiaro: “Dobbiamo eliminare gli sprechi, riqualificare la spesa pubblica e rendere più trasparenti le operazioni finanziarie. Il contenimento della spesa pubblica non deve bloccare gli investimenti, lavoreremo in questo senso con i fondi comunitari e quelli di coesione perché la situazione attuale non permette neanche di procedere con le assunzioni”.
In conferenza stampa Musumeci e Armao sono accompagnati dal segretario generale, Maria Mattarella.
Sotto accusa ci sono i documenti che sono stati ritrovati al momento del loro insediamento: il Def e la bozza di finanziaria. Atti incompleti e lacunosi, dice Armao, che prevedono l'incremento di spesa per il personale.
Ma non vanno bene nemmeno i termini dei negoziati che il duo Crocetta-Baccei avevano fatto con Roma. Armao chiederà al Governo centrale
“la piena attuazione delle norme dello statuto autonomistico in materia fiscale e finanziaria".
Il lavoro certosino, svolto questi primissim mesi di insediamento, è stato portato avanti da Gaetano Armao insieme con la Corte dei Conti:
"Serve un nuovo patto tra Sicilia e Stato, dice Armao, per una Regione con i conti in regola e con le carte in regola. E nessuno pensi che il nostro lavoro non sia stato fatto se non in piena sintonia con la Corte dei Conti: il mio primo atto da assessore è stato incontrare il presidente e il procuratore generale della Corte dei Conti che hanno apprezzato la tempestività e il metodo di lavoro. C'è stata subito una piena collaborazione".
Non basta, Musumeci e il suo vice si impegneranno a che ci sia una nuova riparametrazione del contributo che la Sicilia versa per il risanamento della finanza pubblica.
Per Armao gli accordi sottoscritti con Roma dal governo Crocetta, dal 2014 al 2017, violano lo Statuto e il decreto legge 118, che riordina la finanza pubblica a livello nazionale e pone nuovi vincoli, fra cui quello di predisposizione dei bilanci consolidati. Dice Armao: “Il gettito di 1 miliardo e 400 milioni che dovrebbe arrivare da Roma viene del tutto riassorbito dal contributo regionale alla finanza pubblica. Di fatto non arriva un euro”.
Per il 15 gennaio è previsto un incontro con il sottosegretario Gianclaudio Bressa, durante l'incontro si parlerà delle norme in questione, molte delle quali ritenute, dallo stesso assessore all'Economia, inaccettabili. Si riferisce, nello specifico, all'obbligo che ha la Sicilia di versare 285 milioni di euro in tre anni di Iva a Roma: “Non si capisce perché per prestazioni realizzate in Sicilia si debba restituire l'Iva allo Stato”.
Insomma per un disavanzo di 5,9 miliardi di euro ce ne sono 8 miliardi e 35 milioni di euro di indebitamento più 360 milioni l'anno di interessi. Un buco nero.
Ma per non farci mancare nulla, a questi si aggiungono i debiti fuori bilancio che si attestano intorno ai 120 milioni di euro, stima che è tendente a crescere, e il non introito di circa 100 milioni di euro per mancati versamenti da parte di Riscossione Sicilia.
Musumeci parla di conseguenze per i prossimi due o tre anni: “Questo bisogna dirlo con chiarezza. Ci vorrà tempo per risistemare i conti”.
La situazione così esposta al rischio comporterà, per come hanno scritto gli esperti nella relazione consegnata la governo, un freno ai tanti annunciati concorsi dall'ex giunta Crocetta. Cosa difficile poi che si possa confermare l'aumento contrattuale di 85 euro al mese per taluni dipendenti regionali e il taglio Irap e Irpef per i contribuenti. In fumo i proclami di Crocetta e della sua Giunta.
Ad Armao ha risposto Alessandro Baccei, ex assessore di Crocetta: “Numeri conosciuti e sostanzialmente esatti, ma spiegati in modo surreale e soprattutto sbagliato. Gli otto miliardi di indebitamento sono gli stessi che abbiamo trovato al nostro arrivo”. Ecco, Baccei in poche frasi ha spiegato meglio il lavoro fatto dal governo Crocetta. Il debito c'era, il debito c'è. Ma Baccei è ottimista: “Nessun default, gli interessi passivi sono diminuiti”. Per i debiti fuori bilancio ammette che ce ne potrebbero essere di più.
L'ex assessore fa poi notare che Musumeci nella legge di stabilità, sull’Irpef, ha dimenticato l’esclusione che limita la spesa corrente alla sola spesa finanziata da fondi regionali. Tale dimenticanza potrebbe comportare una sanzione di 300 milioni sul Bilancio 2018.
Per Giuseppe Lupo, capogruppo all'ARS del PD, il “governo regionale è già in campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. Ma su un tema così delicato come quello dello stato di salute dei conti della Regione non ci si può limitare ad annunci propagandistici: il governo regionale presenti il Documento di Economia e Finanza, il disegno di legge di Bilancio e il disegno di legge di Stabilità, come previsto dalla leggi vigenti. Mi auguro che il presidente Musumeci riferisca sulla reale situazione dei conti della Regione in occasione della seduta parlamentare del 9 gennaio”.