Le elezioni nazionali del prossimo 4 marzo stanno portando più di un problema in casa PD.
La ribellione è dei circoli dem, in Sicilia occidentale come in quella orientale. Da Mazara del Vallo a Pantelleria ma anche a Trapani, attraversando Palermo fino a Caltanissetta, non sono più disposti a subire candidature imposte che non siano condivise e che siano espressione di pochi.
Si ricerca condivisione, ma anche dialogo su quelli che protrebbero essere i rappresentanti istituzionali.
Il Partito Democratico pare sia divenuto, un po' ovunque, un partito affidato a pochi, gli stessi che dettano non la linea ma le proprie decisioni, che dovrebbero andare bene per tutti.
Da Caltanissetta minacciano la chiusura dei circoli, addirittura il disimpegno totale per la competizione elettorale, non è questo un caso isolato. I malumori sono ovunque. A Mazara chiedono che ci sia una candidatura espressione di quel territorio.
In ogni caso il versante sud della provincia non vuole soccombere, chiede rappresentatività, soprattutto chiede di essere ascoltato. Sono finiti i tempi dello “Yes Man”, meglio tardi che mai.
I dem crollano, perdono punti percentuali. Per non parlare del fatto che non andranno uniti all'importante appuntamento elettorale, da una parte il PD, con il segretario nazionale Matteo Renzi, dall'altra Liberi e Uguali con Pietro Grasso.
Ha riunito tutti sotto un'unica bandiera, quella del centro destra, Silvio Berlusconi.
Coalizione pronta: Forza Italia, Fratelli d'Italia, Noi con Salvini, e il quarto polo che è dato dai centristi ( Noi con l'Italia più l'UDC di Lorenzo Cesa).
Il movimento Cinque Stelle, al momento, è forza determinante per il Paese, si dicono disponibili a poter dialogare con talune forze politiche, assoluto divieto di farlo con quella parte che rappresenta Laura Boldrini.
A correre da solo, con il suo movimento Rinascimento, è Vittorio Sgarbi: “Io ho rotto con tutti, corro da solo, faccio liste uninominali in tutti i collegi per far perdere il centrodestra. Faremo un risultato tra il 7 e il 10%. Proporremo qualcuno che ha insieme la capacità polemica di Grillo ma anche delle idee in zucca. Noi saremo lo strumento per rendere ancora più evidente l’ingovernabilità, visto che dalle urne non uscirà nessuna maggioranza”.
Sgarbi le canta pure alla neo formazione Liberi e Uguali: “Saranno molto utili per fare perdere Renzi”.
Matteo Renzi, dal canto suo, ha iniziato la sua campagna elettorale. Non è in treno, questa volta va in vespa. I suoi obiettivi sono il lavoro, il salario minimo, i vantaggi fiscali ( starà mica copiando il Berlusca nazionale?).
Durante le varie interviste parla dei risultati del suo governo a cominciare dall'abolizione della tassa sulla prima casa. Smemorato: la tassa sulla prima casa fu abolita dal governo Berlusconi. Correva l'anno 2008, e proprio durante la votazione in aula il PD votò contro.
La risposta di Berlusconi è la sua ricetta per l'Italia: “Meno tasse e burocrazia, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, revisione della Legge Fornero, adeguamento delle pensioni minime a mille euro, valorizzazione del Made in Italy, realizzazione della flat tax e controllo dell’immigrazione: saranno questi alcuni dei primi passi dell’azione di governo di centro destra che uscirà dalle politiche del prossimo 4 marzo”.
E' Bill Emmot, ex direttore del britannico Economist, a titolare che Berlusconi rappresenta la stabilità rispetto al populismo insorgente.
Gli fa eco Pietro Grasso con il suo “Aboliamo le tasse universitarie”, uno dei punti del programma di Liberi e Uguali. Poi continua: “Useremo ogni minuto per parlare ai cittadini delle nostre proposte. Lo faremo per ridare speranza al Paese con proposte serie e concrete a differenza delle irrealizzabili favole degli altri partiti. Se ne sono sentite: Renzi ha detto di voler abolire il canone Rai dopo averlo messo in bolletta. Berlusconi ne ha dette troppe, non riesco a pensare alla più clamorosa. Il discorso vale anche per Salvini e per i Cinque stelle. Siamo l’unica alternativa credibile”.