Ammesse tutte le parti civili (cinque) nel processo abbreviato che davanti al gup di Palermo Nicola Aiello vede imputati dieci dei 14 presunti mafiosi affiliati alla “famiglia” di Marsala e Petrosino arrestati dai carabinieri il 10 maggio dello scorso anno nell’operazione “Visir”.
Le parti civili ammesse sono l’Associazione antimafie e antiracket “La Verità Vive” (ex “Paolo Borsellino”) di Marsala, il cui legale e "dominus" è il grillino Giuseppe Gandolfo (associazione tristemente nota perché è specializzata nella costituzione in serie di parte civile nei processi, ma di fatto non ha mai tutelato alcuna vittima... ) e poi Sicindustria e Associazione antiracket e antiusura Trapani, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Novara, l’Associazione Antiracket Alcamese e il Centro “Pio La Torre” di Palermo.
Il giudice Aiello le ha ammesse nonostante la strenua opposizione delle difese. Alla sbarra degli imputati sono il nuovo presunto “reggente” della famiglia di Marsala-Petrosino, Vito Vincenzo Rallo, 58 anni, pastore, con già tre condanne definitive per mafia per una quindicina d’anni di carcere, il suo braccio destro Nicolò Sfraga, 51 anni, Calogero D’Antoni, di 35, Vincenzo D’Aguanno, di 57, Giuseppe Giovanni Gentile, di 43, Massimo Salvatore Giglio, di 42, Simone Licari, di 59, Ignazio Lombardo, di 47, nipote dell’anziano “uomo d’onore” Antonino Bonafede, Michele Lombardo, di 56, imprenditore, e Aleandro Rallo, di 24, nipote del boss Vito Vincenzo. A difendere la maggior parte degli imputati è l’avvocato Luigi Pipitone. Gli altri legali sono Paolo Paladino (per Rallo e Lombardo), Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari, Giuseppe Oddo, Raffaele Bonsignore e Pietro Riggi. Per il 7 marzo è prevista la requisitoria dei pm della Dda. Poi, sarà il turno della difesa. I reati contestati, a vario titolo, ai 14 arrestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini hanno delineato i nuovi assetti e le gerarchie della cosca di Marsala. E alla luce sono venute anche alcune tensioni interne sull’asse Strasatti-Petrosino (che stavano per sfociare in gravi fatti di sangue) per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite. Tensioni che all’inizio del 2015 hanno visto l’intervento di Matteo Messina Denaro, che ha imposto la pace facendo intendere che altrimenti sarebbe sceso lui in campo con il suo “esercito”. E per alcuni sarebbero stati dolori…