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25/02/2018 10:07:00

La collezione Kim a Salemi: i cinefili donchisciotteschi e le pastoie burocratiche

 Continuiamo a raccontare le disavventure del Centro Kim, a Salemi. Dove eravamo rimasti? 

Qualcosa pare cambiare, per le sorti della Collezione e per l’umore vostro, nel 2016.

L’amministrazione eletta due anni prima apre ad una collaborazione con un’associazione locale e così, anche se con zero fondi e con l’attenzione al minimo sindacale, si inizia a lavorare con metodo e finalità certe. Anche a fare luce, volenti o nolenti, sull’epica disfatta del progetto Tosco-Sgarbiano di qualche lustro prima.

È direttamente dalle vive parole del suo rappresentante, Silvio Spisso, che andiamo a cogliere la filosofia che ha spinto il ‘piccolo branco di cinefili volontari’ ad affrontare una tale imbarazzante scommessa. Riuscire a trovare il bandolo della matassa, lì dove avevano (volutamente?) fallito decine di ‘creativi’ ed un pugno di tecnici in vena di burle sapientissime.

“L’associazione Cuncuma si è interessata alla Collezione fin dal suo arrivo a Salemi. Allora eravamo singoli appassionati di cinema che poi hanno deciso di riunirsi in associazione. Sinceramente siamo passati dallo stupore iniziale alla consapevolezza che il nostro territorio ospita una vera e propria perla, un tesoro inestimabile che, purtroppo, non è mai stato valorizzato come merita”.

Impossibile qui far avere idea, a chi legge, dell’immane lavoro che i nostri donchisciotte di provincia (mai avvenne nelle nostre terre fenomeno più bistrattato del ‘donchisciottismo’, e di provincia poi!), devono affrontare non appena varcate la soglia dei locali di via Chinnici.

Passano dei lunghi mesi invernali, scaldati alla meno peggio da alcune stufette elettriche, a ripulire migliaia e migliaia di custodie cartonate di supporti vhs, oramai in preda alle muffe. Spostano sugli scaffali alcune intere sezioni, messe a casaccio da chi li aveva preceduti. Lì dove pensano di fare tesoro del poco lavoro avuto in eredità, si accorgono di dover ricominciare daccapo. Una situazione snervante, per molti versi.

“Di ciò che hanno fatto le precedenti truppe organizzate, abbiamo solo trovato un inventario parziale con supporti posizionati male sullo scaffale ed un catalogo generico e scriteriato”, continua Spisso, “e ad oggi non ci capacitiamo, di come non si siano spesi nel modo migliore i soldi del bando vinto dall’amministrazione Sgarbi. Argomento meglio: se si vince un bando per digitalizzare ed inventariare l’archivio cinematografico, perché non si è completato il lavoro? Non ha senso...”.

 

 

I nostri, con soldi di tasca propria, montano una stazione video (monitor hq, due lettori vhs, un lettore ‘americano’ di dvd, un riavvolgitore di nastri video), ed iniziano a visionare e catalogare migliaia di supporti. Condensano un prontuario per definire le modalità operative (una sorta di ‘regola di ingaggio’ per la catalogazione della Collezione), strumento primario e a cui nessuno aveva finora pensato e, con lunghe pause dovute ad impegni personali ed alle proibitive condizioni climatiche dei locali (freddo intenso invernale, forno a microonde in estate), riescono a dettare le prime linee per una conoscenza meno ‘astratta’ e più sostanziale del patrimonio in questione.

Ora che la convenzione è scaduta, in attesa del suo rinnovo, Spisso ha il tempo di fissare con lucidità l’attuale situazione. “In corso d’opera è l’inventario generale e la realizzazione di un paio di sezioni speciali. L’estate scorsa abbiamo partecipato ad un seminario con venti studenti della Columbia University di Montreal, ente che ha realizzato un seminario di due settimane a Salemi. Grazie a questo lavoro abbiamo appreso quanto importante sia la collezione e che sviluppo può avere sul territorio. Come associazione attendiamo il rinnovo della convenzione con l’amministrazione comunale, cosa che ci potrà garantire una programmazione di attività triennale. C’è da completare l’inventario, perno centrale di tutta la collezione, e organizzare un servizio di digitalizzazione dei supporti”.

Su un punto insiste con ambizione e, forse, pia illusione: “I film della collezione meritano proiezioni incontri e dibattiti, e a nostro modo di vedere meritano anche uno spazio all’interno del museo comunale. È un idea progettuale, assolutamente vitale, che speriamo possa vedere la luce al più presto”.

 

 

Lasciamo i nostri cinefili ‘donchisciotteschi’ alle prese con le pastoie burocratiche, le voragini di ‘cattivo lavoro’ avute in eredità, i problemi organizzativi e finanziari comuni a tutte le associazioni culturali che si occupano – in questa landa desolata – di arte cinematografica e, nella speranza di avere buone nuove da Spisso, apprestiamoci a gustare l’ultimo ‘capolavoro’ misconosciuto tirato fuori dagli scaffali.

 

‘New horror’, indipendent cinema, riot girls movies, exploitation, splatter in tutte le sue più sulfuree salse, questo e molto altro c’è (o meglio, ci dovrebbe ancora essere), tra quelle file interminabili di supporti digitali ed analogici. Questa domenica vogliamo rovinarvi la giornata, ed abbiamo scelto un film devastante – un colpo da knock out che richiede davvero stomaci molto forti! –, tanto eversivo e ‘crudo’ che non ha trovato un solo distributore italiano, nonostante sia stato realizzato più di dieci anni fa.

Così come Balabanov ha ‘introdotto’ la riflessione di questo mese sulla Kim’s Video Collection, collegandosi alla piccola retrospettiva russa, questo epocale film di Bustillo&Maury (mal rifatto recentemente negli States), anticipa il grande colpo in arrivo tra sette giorni; una nuova primizia assoluta, uno zombie-movie da leccarsi le dita… ehmmm…

 

Buona visione, e ad al prossimo film!

 

Marco Bagarella

 

Il film in streaming gratuito:

 

https://openload.co/f/o7GpGotCKM4

 

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