Un bambino di Marsala, lasciato solo in casa, muore. I genitori sono stati condannati per abbandono di incapace: il bambino di 9 anni, ammalato, morì.
La Corte d’assise di Trapani ha condannato una coppia romena che da anni vive a Marsala per abbandono di incapace.
Per i due imputati, comunque, i giudici hanno escluso l’aggravante di aver provocato la morte dell’incapace. E cioè un bambino di 9 anni, figlio della donna e di un precedente compagno, che una sera fu lasciato solo a casa nonostante soffrisse di una grave malattia che richiedeva assistenza continua (encefalopatia cronica infantile con tetraparesi spastica e sordomutismo).
I due condannati sono Vladimir Margian ed Emilia Ivanciu. Al primo è stato inflitto un anno di carcere, alla seconda un anno e 4 mesi. Per entrambi pena sospesa. L’uomo è stato difeso dall’avvocato Salvatore Errera, la donna da Marco Perrone. I fatti contestati risalgono alla notte tra il 25 e il 26 ottobre 2013, quando Margian e Ivanciu uscirono da casa lasciando da soli i figli. Tra questi, anche il piccolo Andrei Lungu Madalin, 9 anni, che al rientro, dopo qualche ora, è stato trovato morto. A casa arrivarono subito le forze dell’ordine, che avviarono indagini a carico della coppia, finita sotto processo per avere abbandonato il bambino, con l’aggravante di averne causato la morte. Secondo l’accusa, insomma, se il piccolo non fosse rimasto solo si sarebbe potuto intervenire per salvargli la vita. Nel corso del processo, poi, la vicenda è stata ulteriormente approfondita per accertare le esatte cause del decesso e stabilire se questo, con un tempestivo intervento della madre e del suo convivente, poteva essere evitato. Quindi, su richiesta congiunta del pm Silvia Facciotti, sostituto procuratore della repubblica di Marsala, e degli avvocati difensori, la Corte ha nominato un consulente medico legale che, sia nella sua relazione che nella deposizione in aula, ha sostanzialmente affermato che le cause della morte del piccolo, “in mancanza di elementi certi desumibili da un’autopsia”, che non è stata effettuata, potevano “attribuirsi o a soffocamento dovuto ad una crisi respiratoria acuta o ad un episodio di crisi convulsivante epilettica o anche ad una crisi cardiaca morte improvvisa”. La difesa ha, quindi, sostenuto, con successo, che, considerate le gravissime patologie delle quali era affetto il bambino, gli imputati, in ogni caso, non avrebbero potuto apportare alcun contributo per scongiurarne la morte.