Il tema della crisi edilizia ed artigianale sembra essere particolarmente sentito in città. Al punto che Luciano Perricone, candidato sindaco nella coalizione di Felice Errante alle amministrative del 2017, stoppate dallo scioglimento per mafia del comune, chiede ai commissari di sbloccare le pratiche di concessione.
Il portavoce del movimento “Liberi e Indipendenti” sottolinea anche che le licenze edilizie rilasciate nel 2017 siano state soltanto 16, a fronte delle 61 del 2016. Un calo che si sarebbe registrato anche per le attività commerciali. Secondo Perricone, tutto sarebbe bloccato a causa di “lacci e lacciuoli amministrativi”.
Ma il vero perché di questo calo è dato dal fatto che le concessioni edilizie, i permessi a costruire, le richieste in sanatoria, sono sempre arrivati dalle stesse persone che, per altro, si contano sulle dita di una mano.
L’intero territorio di Castelvetrano (borgate comprese) è stato urbanizzato ad uso e consumo dei pochi che hanno la totale egemonia sulla città. Far finta di non conoscere questo sistema, che opera da più di un decennio, non favorisce certo il tanto auspicato dialogo con “le forze sane” del territorio. La sanità di queste forze, da quelle politiche a quelle associazionistiche, non può certo prescindere dalla consapevolezza di ciò che è stato descritto con chiarezza proprio nella relazione di scioglimento per mafia. E, nello stesso tempo, non si può ignorare il fatto che il settore urbanistico sia uno dei più sensibili al rischio di infiltrazioni mafiose e che, dall’analisi condotta dalla prefettura di Trapani, sia emerso che già dal 30 luglio del 2000 le concessioni rilasciate per le grandi strutture di vendita non risultavano conformi alle prescrizioni di legge.
Certo, in passato le concessioni edilizie erano molte di più rispetto ad oggi. Ma tante, come viene sottolineato nella relazione prefettizia dello scioglimento, sono state “rilasciate sulla base di un semplice parere legale, in assenza di alcuna verifica degli stardard urbanistici”.
Il che ha provocato danni all’ambiente e all’erario comunale.
Molti degli omissis presenti nella relazione, sono in realtà molto conosciuti in città. Infatti, tra i beneficiari delle concessioni “non conformi alla normativa” troviamo Giuseppe Grigoli, poi condannato per mafia in quanto prestanome di Matteo Messina Denaro, i cui beni sono stati confiscati.
Troviamo anche la Domus Aurea, che ha realizzato diverse residenze estive a Triscina, il cui amministratore unico era Francesco Martino, ex consigliere comunale “ritenuto vicino ad ambienti della criminalità organizzata”. Ed uno di questi complessi residenziali realizzati da Martino è stato sequestrato perché riconducibile a Gaspare Como, “cognato di Matteo Messina Denaro, nonché pregiudicato e sorvegliato speciale”.
“Irregolarità ed omissioni sono state accertate anche in favore della OMISSIS di OMISSIS, proprietaria di un grande complesso alberghiero a Triscina – si legge ancora nella relazione prefettizia – di cui risulta socia, assieme al padre ed al fratello, l’ex assessore comunale OMISSIS (Angela Giacalone, con delega al turismo).
E poi ci sono le licenze di commercio, altro settore che oggi sta vivendo quel decremento sottolineato da Perricone.
Per velocizzarle, occorrerebbero meno controlli sulle autocertificazioni. Cosa che, è evidente, oggi il comune non può fare. E meno male.
“Sebbene la normativa preveda la possibilità di effettuare tali verifiche ‘in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi – si legge nella relazione di scioglimento – non risultano svolti accertamenti sulle autocertificazioni nei confronti di soggetti con a carico gravi pregiudizi o legati da stretti rapporti di parentela o di frequentazione con il noto latitante ed i suoi familiari”.
E la licenza rilasciata dal comune di Castelvetrano allo stesso Gaspare Como per un’attività commerciale nel settore dell’abbigliamento, “ha suscitato perplessità – scrive la prefettura - considerato che i trascorsi giudiziari e l’affinità del predetto a Messina Denaro Matteo sono vicende assai note in quel contesto ambientale”.
La cosa ancora più singolare è che l’architetto Salvatore Ferro, dipendente del comune e responsabile del SUAP (lo Sportello unico delle Attività Produttive), avrebbe mantenuto – sempre secondo la relazione di scioglimento – il suo ruolo nonostante il rinvio a giudizio nel 2008 (seguito da un proscioglimento per prescrizione) “per abuso d’ufficio, in concorso e violazione delle norme in materia edilizia”, per avere rilasciato concessioni edilizie “senza la necessaria attivazione delle previste procedure VIA (Valutazione Impatto Ambientale, ndr), consentendo così la realizzazione di due strutture abusive”.
Oggi, tra le funzioni più importanti della commissione straordinaria ci sono proprio quegli accertamenti. Che richiedono tempo e che possono anche portare ad un diniego della richiesta. Ma perché prima gli accertamenti erano così esigui? Certo, ci si può nascondere dietro alla norma che li prevede come possibilità e non come obbligo. Ma forse la vera ragione sta nel fatto che determinati personaggi, nonostante le loro frequentazioni, le storie giudiziarie e le sentenze, continuano ad essere visti con rispetto dalla città. Perché è la città il cliente principale dei loro negozi di abbigliamento, dei loro locali di intrattenimento e di ristorazione. E allora gli arresti diventano solo incidenti di percorso, le parentele un vanto. E a rischiare l’isolamento alla fine sono soltanto le minoranze che non ci stanno.
Egidio Morici