E’ stata un’autodifesa quasi disperata, in Tribunale, quella del brigadiere della Guardia di finanza Gaetano Spanò, imputato per concussione insieme al maresciallo Vincenzo Ditta.
“C’è stato un complotto contro di noi. Ad un certo punto, tutta la caserma ci si è rivoltata contro”. Secondo l’accusa, i due militari, all’epoca in cui erano comandante (Ditta) e vice (Spanò) della stazione della Guardia di finanza di Pantelleria, dopo avere tamponato, con l’auto di servizio, quella di un romeno, Paul Ferdelas, avrebbero poi costretto quest’ultimo a pagare i danni.
I fatti contestati risalgono al 17 giugno 2014. A condurre l’indagine, coordinata dall’ex procuratore Alberto Di Pisa, è stata la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura marsalese, all’epoca in cui era diretta dal luogotenente Antonio Lubrano. Dall’inchiesta emerse che la Wolksvagen Touran di Ferdelas, che dal 2008 vive sull’isola con la moglie e i tre figli, lavorando per un’impresa edile, fu tamponata dall’auto delle Fiamme Gialle (una Fiat Panda) con cui Ditta e Spanò stavano svolgendo servizio per le strade di Pantelleria. I due finanzieri, però, anziché avviare le pratiche per il risarcimento dei danni provocati al mezzo del rumeno, abusando del proprio ruolo, avrebbero, secondo l’accusa, intimidito il romeno, dicendogli che sarebbero intervenuti presso il suo datore di lavoro per farlo licenziare. In tal modo, lo avrebbero costretto ad accollarsi le spese di riparazione dell’auto della Guardia di finanza. “Ma avremmo fatto questo per 70 euro?” ha più volte ripetuto in aula Spanò, aggiungendo di non sapere chi portò, poi, l’auto di servizio dal carrozziere per la riparazione. Fatto per il quale non ha nascosto il suo stupore il presidente del collegio giudicante, Alessandra Camassa. All’interrogativo si cercherà di dare una risposta quando, il 6 giugno, verrà ascoltato il maresciallo Aldo Perna, verso il quale il brigadiere Spanò non è stato affatto tenero. L’11 luglio, poi, il pm Giulia D’Alessandro dovrebbe tenere la sua requisitoria.