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31/05/2018 06:00:00

Un pentito di mafia parla dell’omicidio Mirarchi a Marsala

C’è un pentito di mafia che parlerà in Tribunale nel processo sull’omicidio del maresciallo dei Carabinieri Silvio Mirarchi avvenuto nelle campagne di Marsala due anni fa. 

Potrà dire qualcosa in più rispetto a ciò che si è scoperto fino ad oggi, soprattutto sull’organizzazione che c’era dietro la coltivazione di marijuana di contrada Ventrischi davanti la quale è stato ucciso il maresciallo dei Carabinieri.
Il pentito è Sergio Macaluso, reggente della famiglia di Resuttana, e verrà ascoltato in aula il prossimo 11 giugno.

Per l’omicidio Mirarchi è sotto processo Nicolò Girgenti, vivaista marsalese, arrestato poche settimane dopo l’agguato. Mirarchi, centrato da un colpo di pistola in contrada Ventrischi, mentre con l’appuntato Cammarata, la sera del 31 maggio 2016, era impegnato in un appostamento volto a contrastare furti di ortaggi nella zona. Poi, nelle serre di fronte al luogo della sparatoria furono scoperte seimila piante di canapa afgana. Quelle serre, fino a un paio di mesi prima erano gestite proprio da Nicolò Girgenti.
Ed è proprio su ciò che girava alla coltivazione di marijuana che parlerà Macaluso.
Dichiarazioni che l’avvocato Genny Pisciotta, legale di Girgenti, spera possano essere utili per scagionare l’uomo accusato di aver fatto fuoco e ucciso Mirarchi. Le dichiarazioni sono già state depositate e Macaluso verrà ascoltato in aula il prossimo 11 giugno. Se per la difesa potranno essere dichiarazioni importanti, per l’accusa non portano elementi di novità rispetto ai fatti del processo.


Ma perchè sono importanti le parole del collaboratore di giustizia?
Macaluso ha già riferito che la mafia in quegli anni aveva deciso di spostare la coltivazione di marijuana da Partinico a Marsala, per via dei troppi controlli.
Piantagioni controllate da uomini armati, che non avrebbero avuto timore a far fuoco nel caso venissero scoperti. Per quella piantagione di contrada Ventrischi, a Marsala, sono stati condannati Girgenti, Francesco D’Arrigo e Fabrizio Messina Denaro. Nell’inchiesta venne arrestato anche Francesco Lo Iacono, genero di D’Arrigo, poi assolto, omonimo e nipote dello storico capomafia di Partinico. E Macaluso è lo zio di Lo Iacono. C’è un intreccio che quindi porta a Marsala, a quel business della marijuana che le famiglie mafiose del Palermitano avevano spostato fuori dalla propria provincia per i tanti controlli che le forze dell’ordine operavano sul territorio.


“Sia a Carini che a Partinico - disse nel processo sull’organizzazione alla base delle piantagioni di marijuana - le cose si erano ristrette, addirittura gli elicotteri da sopra riuscivano a fotografare le piantagioni e le scoprivano tutte”. Così sono stati trovati dei “capannoni nella zona di Marsala che ancora era più vergine, non sfruttata negli ultimi anni... avevano trovato dei luoghi dove piantare 576 mila piante”. Sei mila erano tutte in quel capannone di Ventrischi, una zona abbastanza isolata, con accanto una vasta area incolta dove prima c’erano le cave di tufo. 


Nelle piantagioni all’aperto, però, rivelò Macaluso c’era bisogno di qualcuno che vigilasse dai furti, anche con fucili.
“Con questa ammissione delle dichiarazioni del collaboratore la Corte vuole maggiormente approfondire la vicenda, e di questo siamo soddisfatti”, ha detto l’avvocato Pisciotta. Un altro elemento è quello della comparazione tra le striature del proiettile estratto dal corpo di Mirarchi e quello lasciato dalla pistola.
Il processo in ogni caso si avvia alle battute finali, dopo questi ultimi esami arriveranno le arringhe finali delle parti.

Domani, 1° Giugno, a Marsala, si terrà la solenne cerimonia di intitolazione della caserma sede della Compagnia Carabinieri di Marsala, in memoria del Maresciallo Capo Silvio Mirarchi 
Alla cerimonia, che avrà luogo nel giorno del 2° anniversario dell’uccisione del Sottufficiale dell’Arma, presenzieranno le massime autorità civili, militari e politiche della regione.
Sono passati due anni da quel tragico 31 Maggio 2016, quando il Maresciallo Capo Mirarchi, all’epoca vice Comandante della Stazione Carabinieri di Ciavolo, fu attinto da un colpo d’arma da fuoco esploso al suo indirizzo nel mentre era impegnato in un servizio antidroga nei pressi di una piantagione di marijuana.
Uno schieramento, composto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, renderà omaggio al collega caduto alla presenza del Comandante Interregionale Carabinieri “Culqualber” Generale Di Corpo d’Armata Luigi Robusto, del Comandante della Legione Carabinieri “Sicilia” Generale di Brigata Riccardo Galletta nonché del Comandante Provinciale di Trapani Colonnello Stefano Russo. Nella circostanza, nel cortile della caserma di via Mazara, sarà svelata una lapide commemorativa, che nell’occasione riceverà la solenne benedizione di sua Eccellenza il Vescovo di Mazara Mons. Domenico Mogavero, recante la motivazione con cui il Presidente della Repubblica, il 27 Aprile 2017, ha concesso al Maresciallo MIRARCHI la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria: ”Con eccezionale coraggio, ferma determinazione e cosciente sprezzo del pericolo, nel corso di un servizio notturno in area rurale, non esitava, insieme a un commilitone, a intervenire presso alcune serre adibite a coltivazione illecita di canapa indiana, venendo fatto segno a proditoria azione di fuoco da parte dei malfattori che, al fine di assicurarsi la fuga, lo ferivano mortalmente. Fulgido esempio di altissimo senso del dovere e di straordinarie virtù civiche, spinti fino all'estremo sacrificio. - Marsala (TP)31 maggio 2016”
Madrina della cerimonia sarà la signora Antonella, vedova del Sottufficiale, accompagnata dai due figli Valerio e Debora ,la sorella Giulietta MIRARCHI nonché un gruppo di stretti congiunti del Maresciallo provenienti da Catanzaro.