Il Pg della Corte d’appello di Palermo ha invocato severe condanne per i campobellesi Salvatore Agatone, di 52 anni, e Andrea Managò, di 42, entrambi processati per la vicenda (inseguimento in auto con tamponamento) sfociata nella morte dell’82enne mazarese Giovanbattista Lungaro. Il Pg ha chiesto sedici anni e 2 mesi di carcere per il primo e sedici anni per il secondo.
Entrambi gli imputati erano stati condannati l’11 luglio 2017 dalla Corte d’assise di Trapani. Agatone a 14 anni e mezzo per omicidio e Managò a 4 anni per lesioni personali.
Le difese (Melchiorre Palermo per Agatone, Stefano Pellegrino e Francesca Favata per Managò) replicheranno il prossimo 13 settembre. Alla base della vicenda, pare, una storia di sesso e di “corna”, sfociata, secondo gli inquirenti, in un omicidio “mascherato” da incidente stradale. Anche se a morire non fu l’obiettivo designato, ma l’anziano che viaggiava sulla stessa auto del gruppo con cui si era innescata una violenta lite. In primo grado, accogliendo la tesi dell’accusa (pm Antonella Trainito), i giudici stabilirono che l’Agatone provocò la morte del Lungaro. L’anziano morì in ospedale nella notte tra il 9 e il 10 luglio 2015 a seguito delle gravi lesioni riportate circa quattro ore prima in un violento tamponamento dell’auto (Fiat Panda) su cui viaggiava insieme ad altre tre persone. Il tamponamento, nonché il successivo accoltellamento di chi era alla guida dell’auto su cui viaggiava Lungaro, e cioè il 36enne Umberto La Barbera, sarebbe stato l’epilogo di una lite con i presunti aggressori. Ovvero, Salvatore Agatone e Andrea Managò, che erano sun’Alfa 145. Teatro dei fatti fu, a Mazara, l’incrocio tra Potenza e via Livorno. Poco prima, i due gruppi avevano avuto una lite. Nell’auto inseguita, raggiunta e speronata c’erano tre uomini adulti e una bambina. Dopo l’impatto tra i due mezzi, gli inseguitori hanno aggredito La Barbera con calci e pugni. E Managò lo ferì, seppur in parti non vitali, con alcune coltellate.