La condanna a tre mesi di reclusione è stata invocata dal pubblico ministero per il 43enne pantesco Andrea Santino Pavia, processato in Tribunale, a Marsala, per violenza privata e violazione della privacy.
Secondo l’accusa, fu lui, infatti, nel marzo 2014, a piazzare una piccola videocamera digitale nel bagno delle donne del circolo “Cesare Battisti” di contrada Madonna delle Grazie. Ad accorgersi della presenza di quella piccola telecamera fu una ragazza che era nel circolo privato per una serata danzante (era Carnevale). La giovane staccò la videocamera e la consegnò al presidente del circolo, Biagio Almanza, che a sua volta, dopo essersi consigliato con il legale del luogo di ritrovo, Marianna Rizzo, la diede ai carabinieri dell’isola, che avviarono l’indagine che ha portato alla denuncia del Pavia. Non fu difficile identificarlo. Piazzando la telecamera, infatti, il Pavia, per provare se funzionava, si inquadrò in volto e la ripresa rimase registrata. A difendere Pavia è l’avvocato difensore Stefano Pellegrino, che dichiara: “Non sussiste alcuna violenza privata, perché non c’è stata alcuna coartazione fisica o psicologica sulla libertà delle persone offese”. Per il legale, inoltre, in materia di violazione della privacy, c’è anche un vuoto normativo. “E’ una fattispecie – spiega l’avvocato Pellegrino – non ancora prevista come reato nei casi in cui un tale fatto avviene in un locale pubblico, diversamente da quanto previsto per un luogo privato. E in Italia, se un comportamento non è previsto come reato, non può essere perseguito”.