Il segretario generale della Uil Fpl Trapani Giorgio Macaddino in una nota indirizzata al sindaco di Alcamo Domenico Surdi interviene sulla sospensione per due giorni di una lavoratrice per essersi allontanata dal proprio posto di lavoro senza prima aver timbrato il badge.
“Si ritiene opportuno puntualizzare – afferma Macaddino - in merito alla notizia diffusa dal sindaco di Alcamo, che non bisogna generalizzare il comportamento di pochi nei riguardi di una platea di lavoratori che giornalmente presta il proprio servizio con serietà, competenza, abnegazione, spesso fermandosi ben oltre l’orario di lavoro per poter espletare al meglio i compiti assegnati, tenendo conto che la maggior parte di loro ha un orario di lavoro ampiamente ridotto che va da un minimo di 15 ad un massimo di 24 ore settimanali”.
E aggiunge: “Bisogna sottolineare accanto alle notizie negative riguardanti rari casi, quella stragrande maggioranza di dipendenti comunali che presta il loro servizio in maniera impeccabile. Ci sono lavoratori che hanno carichi di lavoro doppi rispetto alle ore che fanno, lavoratori che tengono aperte strutture in giornate prefestive e festive in maniera sistematica, lavoratori che giornalmente rischiano la vita per la sicurezza e l’incolumità della comunità, lavoratori che per assicurare la corretta erogazione idrica sono costretti a sollevare 7 giorni su 7 coperchi di pozzetti in ferro da 120 chili”.
Macaddino, dunque, si oppone al “clima da “caccia alle streghe” che si è venuto a creare con l’Amministrazione”.
Il segretario della Uil Fpl si sofferma poi, nella sua lettera al sindaco Surdi, sul piano di stabilizzazione che il Comune di Alcamo sta iniziando a vagliare e che nel corso dei mesi ha visto passare il numero dei lavoratori da stabilizzare da 270 a 204 a fronte di una platea di 393 lavoratori aventi diritto.
“Alla luce di questi numeri che emergono dal DUP 2019-2021 – scrive - la Uil dice “Non ci sto” a un vero e proprio atto di “macelleria sociale”. A tal proposito si chiede alla politica, alla classe dirigenziale e alle sigle sindacali un attento esame delle ripercussioni umane, sociali, economiche e dei servizi erogati che tale decisione comporterà, in quanto si rischia di rovinare il futuro di 179 lavoratori (e delle relative famiglie) con un range d’età che supera i 55 anni. Eliminare il precariato non significa licenziare, ma trovare misure idonee a non perdere nessun lavoratore e nessuna professionalità acquisita. Si chiede, quindi, un intervento politico serio e deciso che metta al corrente la politica nazionale e regionale del problema-precari del comune di Alcamo così da trovare tutti assieme la migliore soluzione per scongiurare questa “mattanza di lavoratori” che potrebbe a breve concretizzarsi e che non sarebbe motivo di vanto ma al contrario, una macchia indelebile nella nostra vita lavorativa ma anche e soprattutto di padri di famiglia”.