“Aveva creato una propria personale posizione di potere, basata su una opaca rete di relazioni con professionisti, funzionari pubblici locali e regionali”. Una rete basata sulla corruzione, sui reciproci favori. E’ quella che avrebbe messo su il capo del Genio Civile di Trapani, Giuseppe Pirrello, finito ieri ai domiciliari nell’ambito dell’operazione “Palude” messa a segno dalla Guardia di Finanza.
Ai domiciliari è finito anche Simone Cusumano, capo dell’ufficio tecnico del Comune di Castellammare del Golfo e due imprenditori.
I provvedimenti emessi dal gip di Trapani, su richiesta della procura, ipotizzano a vario titolo i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, falso materiale e ideologico commesso da pubblici ufficiali in atti pubblici e violazioni alla normativa in materia di appalti pubblici.
Indagate anche altri 26 tra funzionari pubblici, imprenditori e professionisti, nell'ambito di due distinti procedimenti penali tra loro collegati. Tra gli indagati c'è anche Mimmo Turano, assessore regionale alle attività produttive, originario di Alcamo.
“Ho saputo di essere indagato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Trapani su fatti che sarebbero accaduti ad Alcamo due anni fa. L’indagine non riguarda in alcun modo il mio attuale ruolo di assessore”. Lo annuncia in una nota l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano.
“Sono assolutamente sereno - continua la nota - e ho piena fiducia nella magistratura e nel lavoro dei giudici. Ho già informato il Presidente della Regione e ho già dato mandato ai miei legali al fine di chiarire al più presto la mia posizione”.
Turano è indagato in concorso per articolo 319 e 321, del codice penale, corruzione e abuso d'ufficio, insieme al Capo del Genio Civile di Trapani Giuseppe Pirrello. È quanto emerge dall'indagine "Palude" condotta dalla Guardia di Finanza di Trapani e dalla Tenenza di Alcamo.
L'inchiesta ha permesso di portare alla luce un sistema finalizzato ad "assicurare indebite agevolazioni a numerosi soggetti privati e imprenditori in relazione agli adempimenti in materia di edilizia privata e pubblica di competenza del Genio civile e all'affidamento di lavori pubblici".
E’ un arresto eccellente, lo si può definire così, quello di Pirrello. E’ a capo del Genio Civile di Trapani dal 2015, ma ne fa parte dal 1989. E’ stato anche commissario dell’Iacp di Trapani.
La Guardia di Finanza è arrivata a lui dopo indagini durate mesi, intercettazioni, telecamere nascoste che hanno comprovato il passaggio di soldi dalle mani di alcuni imprenditori alle sue o a quelle del figlio. Secondo quanto scoperto dalle Fiamme Gialle, Pirrello attraverso lo studio tecnico formalmente intestato al figlio, curava in prima persona numerose pratiche destinate ad essere trattate dall’ufficio Genio Civile, da lui diretto. Questo consentiva tempi celeri e trattamenti di favore ai suoi clienti privilegiati. Il tutto con la complicità di alcuni dipendenti. Cosa otteneva in cambio? Le intercettazioni ambientali e telefoniche hanno consentito di scoprire che gli imprenditori agevolati ripagavano il trattamento di favore con mazzette, o altri favori e benefici. Il tutto a volte con la complicità e la mediazione dei professionisti.
Secondo quanto hanno raccolto i finanzieri, coordinati dalla Procura di Trapani, c’è stato un caso emblematico. In cambio di affidamenti diretti “in somma urgenza” di lavori presso strutture di due enti pubblici, un imprenditore favorito ha fatto lo sconto a Pirrello su un credito vantato nei confronti di una società di fatto amministrata dal capo del Genio Civile, che si occupa di energie rinnovabili.
E ancora. Un altro beneficio è stato quello che ha riguardato dei lavori nell’abitazione del capo del Genio civile. Qui i lavori affidati all’imprenditore sono stati fatti pagare a tutti i condomini attraverso l’emissione di fatture gonfiate. Tutto ciò per consentire al capo dell’ufficio Genio civile di non pagare quella che doveva essere la sua parte. L’imprenditore in contropartita ha ottenuto due affidamenti diretti per dei lavori in un edificio di un ente pubblico.
Non c’è solo Pirrello, tra i pubblici ufficiali, coinvolti in questa inchiesta. A finire ai domiciliari anche Cusumano, capo del settore lavori pubblici di Castellammare del Golfo. Cusumano, secondo quanto emerso, si sarebbe reso responsabile di “atti contrari ai propri doveri d’ufficio”. In che senso? Avrebbe sistematicamente agevolato due noti imprenditori titolari di altrettante società di costruzioni di edifici, estrazione di pietre e coltivazione, attraverso l’assegnazione di appalti pubblici e l’affidamento diretto di lavori pubblici in somma urgenza. Un vero e proprio favoritismo, che va contro la normativa in materia di Codice degli Appalti e dei Lavori Pubblici.
«Esprimo piena ed incondizionata fiducia nell’operato della Magistratura ed auspico un veloce accertamento dei fatti che hanno portato al procedimento nei confronti del dirigente del Comune. Da parte di questa amministrazione c’è, e ci sarà sempre, massima collaborazione poiché il nostro governo è incentrato sulla trasparenza ed il senso di responsabilità», ha detto il sindaco di Castellammare Nicola Rizzo a proposito dell’inchiesta che ha coinvolto il capo dell’ufficio tecnico del Comune che amministra.
L’inchiesta portata avanti dalle fiamme gialle, divisa in due tronconi, svela ancora una volta quello che semplicisticamente potremmo definire “il magna magna” dei lavori pubblici.
E’ la palude del clientelismo, della corruzione. E’ la palude in cui finiscono dentro imprenditori e tecnici.