Altro che autostrade pedemontane e Tav, le vere incompiute italiane sono 26 opere, bloccate e senza risorse, che aiuterebbero invece a migliorare la vita dei pendolari. Linee di metropolitane e tram e collegamenti ferroviari di cui potrebbero beneficiare oltre 12 milioni di persone se si investisse in una cura del ferro nelle città italiane, in particolare al Sud dove i ritardi sono enormi, e su linee dove da anni si promettono miglioramenti per il trasporto delle persone e delle merci. E’ la denuncia contenuta nel Rapporto Pendolaria 2018, presentato da Legambiente che, come ogni anno, all’entrata in vigore dell’orario invernale, presenta una prima analisi della situazione del trasporto ferroviario regionale nel nostro Paese.
Per i pendolari, sulle 10 linee peggiori d’Italia nulla è cambiato. Non c'è nessuna buona notizia da trasmettere rispetto alla situazione che vivono coloro che ogni giorno prendono i treni sulle tratte ferroviarie Roma-Lido, Circumvesuviana, Reggio Calabria-Taranto, Verona-Rovigo, Brescia-Casalmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia e Bari-Corato-Barletta. Stesse linee, stessi treni, stessi disagi, a testimoniare la scarsa qualità del servizio che accomuna diverse aree del Paese, che la campagna Pendolaria di Legambiente continua a denunciare.
Ma con un miglioramento avvenuto soprattutto al Nord e al Centro, dove è diminuita l’età media e il numero di treni con più di quindici anni di età (quando i treni cominciano ad avere problemi sempre più rilevanti di gestione e manutenzione) per l’immissione di nuovi convogli (come nel Lazio, in Veneto, Lombardia, Toscana ed in Emilia-Romagna) e di dismissione di quelli più vecchi. In Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia. Nel Lazio si divarica la differenza tra le linee gestite da Trenitalia, dove procede il rinnovo del parco circolante, e quelle gestite da ATAC dove invece i treni sono sempre più vecchi e il degrado riguarda anche le stazioni e il servizio.
«Ancora una volta - dice Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia - ci ritroviamo a dovere sottolineare occasioni perdute, sprechi di tempo e di denaro dove a farne le spese siamo sempre noi cittadini, ai quali viene impedita la libertà di circolare in treno».«Nella nostra isola - commenta il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna - siamo ancora molto indietro. Un dato emerge in particolar modo: sono stati operati tagli ai servizi (-5,6 per cento) e di contro sono aumentate le tariffe (+11,4 per cento) con grave danno per i tanti pendolari che devono anche convivere con un parco mezzi fra i più vecchi d’Italia».
«Come si evince dal rapporto - continua Zanna - la domanda di spostamento in treno fra le città è alta, come sulla linea Agrigento-Palermo, ma solo una percentuale bassa si sposta in treno e la ragione sta nel fatto che le vetture sono poche rispetto alla capacità della linea e risultano molto spesso in ritardo, specialmente nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane». Per il presidente regionale di Legambiente «fra le incompiute l'elettrificazione ed il potenziamento della linea Siracusa-Ragusa-Gela, del cui progetto, risalente al 2006, non si hanno più notizie, ed il completamento del progetto linee tramviarie a Palermo, alcune delle quali finanziate, che vedranno luce entro il 2022. Per altre tre linee si sa solo che i tempi saranno più lunghi ed ancora non si conosce una data».