Ancora guai giudiziari per Michele Licata, ex imprenditore leader nel settore ristorazione-alberghiero. Stavolta, infatti, deve difendersi dall’accusa di falsa testimonianza.
Il processo è già iniziato. La prossima udienza sarà il 13 febbraio. Secondo l’accusa, il 13 febbraio 2015, deponendo, in Tribunale, nella causa civile che gli era stata intentata dalla 41enne marsalese Brigida Beatrice Azzaro, Michele Licata avrebbe detto il falso affermando che la donna, assistita dall’avvocato Ezio Di Marco, nel 2009 non aveva lavorato al Delfino Beach Hotel.
La donna, invece, affermava il contrario. E cioè che era stata dipendente dell’albergo realizzato da Licata alle spalle del suo storico primo ristorante-sala ricevimenti. Nel processo, la Azzaro, sempre assistita dall’avvocato Di Marco, si è costituita parte civile, anticipando che chiederà “il risarcimento dei danni morali e materiali subiti”. Quelli materiali li ha quantificati in 25 mila euro. Con una “provvisionale” (cioè una somma provvisoria e immediatamente esigibile) di tre mila euro.
L’impero economico di Michele Licata (l’imprenditore è difeso dall’avvocato Carlo Ferracane) è stato travolto dalle indagini di Procura e Guardia di finanza già sfociate nella condanna in primo grado (4 anni, 5 mesi e 20 giorni) per mega evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione. E come se ciò non bastasse, lo scorso 3 maggio è stato condannato (due anni e mezzo) anche per la “lottizzazione abusiva” dell’area immediatamente all’interno della spiaggia di Torrazza.