« Lui porta i suoi soldi e si mette d’accordo con lui, lo chiama e gli dice di andare in un posto ben preciso…Sale in macchina , lo accompagna dalla roccia alla roccia». Significa da una spiaggia all’altra, dalla Tunisia all’Italia. «Sulla roccia (cioè sulla spiaggia, ndr), gli dà i soldi… sistemato, cioè… tre ore e mezza, il tizio lo fa scendere qui… lo portano al negozio… Sistemato... Digli di preparare i soldi, capito?». E’ riassunto in questa intercettazione registrata nel febbraio 2017 dai carabinieri del Ros – tra le centinaia che compongono l’inchiesta – il metodo del traffico clandestino di esseri umani organizzato da una banda di tunisini (con l’appoggio di un marocchino e due italiani) individuata dalla Procura di Palermo, che stamane ha fatto eseguire un provvedimento di fermo contro quindici indagati.
Sono i cosiddetti «sbarchi fantasma», tra la Tunisia e Marsala (l'ultimo, su Tp24.it, lo abbiamo raccontato qui) o Mazara, o le coste agrignetine, che avvengono con gommoni dotati di grossi motori in grado di affrontare la traversata in meno di quattro ore, senza grandi barche né soccorsi in mare, con poca o nessuna possibilità di essere intercettati durante il tragitto o all’approdo sulle coste italiane. Ogni carico porta pochi passeggeri, ma se ne possono fare tanti, in condizioni di discreta sicurezza; per questo i viaggi hanno un prezzo più alto per i migranti rispetto a quelli realizzati dalla Libia con altri mezzi: 6.000 dinari tunisini, pari a circa 2.500 euro. Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori e fatti propri dai magistrati l’organizzazione era in grado di garantire l’accoglienza anche in Italia, e del servizio si sarebbero serviti in passato personaggi che in Tunisia hanno avuto problemi con la giustizia, accusati di criminalità comune e politica. Le indagini hanno consentito, grazie alle intercettazioni, di seguire in diretta alcuni sbarchi, e proprio per evitarne altri gli inquirenti hanno deciso di intervenire attraverso un provvedimento d’ urgenza che ora dovrà essere convalidato dal giudice.