Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
16/02/2019 08:42:00

Parenti serpenti. La storia a Campobello di Mazara

I familiari, con i quali è in guerra da anni per la spartizione dell’eredità paterna, gli vogliono pignorare la casa, ma lui, con mossa a sorpresa, dichiara che la sua abitazione, costruita a Tre Fontane, frazione balneare di Campobello di Mazara, è abusiva e “non sanabile” (rientra nella fascia dei 150 metri dal mare). E pertanto ne chiede l’acquisizione al patrimonio del Comune e la demolizione.

Protagonista della vicenda è Francesco Giunta, 68 anni, italo-americano, residente a Campobello di Mazara. “Mi vogliono pignorare la casa? – dice Giunta - Non l’avrò più io, ma non l’avranno neanche loro”.

A proporre l’atto di pignoramento, davanti il Tribunale di civile di Marsala, per un debito di poco superiore a 18 mila euro, è stata, nel 2014, Angela Martino, 82 anni, seconda moglie del padre di Francesco Giunta. Tra gli altri creditori intervenuti (quattro in tutto), anche il fratello e la sorella: Vito e Maria Giunta. Adesso, pressoché in coincidenza con l’ultima udienza tenutasi davanti al giudice Filippo Ruggiero del Tribunale civile di Marsala, l’avvocato Francesco Vinci, per conto del suo cliente, ha inviato al Comune di Campobello di Mazara una comunicazione con la quale, sottolineando che è stato lo stesso Ctu nominato dal giudice ad attestare che l’abitazione è abusiva e “non sanabile”, chiede l’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale e la successiva demolizione. “Come previsto dalla legge” chiosa l’avvocato Francesco Vinci. Nel 2010, Francesco Giunta era salito alla ribalta delle cronache locali per avere portato la sua azione di protesta davanti il Tribunale di Marsala con tanto di cartelli e bandiera Usa. “Ero collaboratore undercover dell’Fbi per la lotta a Cosa Nostra – raccontò Giunta – ma non potendo disporre della mia parte di eredità, non posso neppure tornare negli Usa, dove qualche tempo fa ho dovuto scontare 74 giorni di carcere per non avere il denaro necessario al mantenimento della mia figlia più piccola, che mi era stata affidata dalla giustizia americana”. Tornato a Campobello una quindicina di anni fa, è quindi scattata la contesa con i suoi familiari. E nell’ambito di questa battaglia si colloca anche l’atto di pignoramento, per debiti, della sua abitazione di via Gorizia a Tre Fontane. La richiesta è stata avanzata, nel 2014, da Angela Martino, 82 anni, seconda moglie del padre di Francesco Giunta, per un presunto debito di poco più di 18 mila euro. Tra gli altri creditori intervenuti, anche il fratello e la sorella: Vito e Maria Giunta.