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17/02/2019 02:00:00

Dalle ACLI trapanesi una spinta alla società odierna

  La presentazione del saggio di Gennaro Conte “Trent’anni di Acli Trapanesi 1960-1990 Ruolo e valori dell’Associazionismo”, edito da Quick di Trapani, avvenuta il 13 c.m. nell’Aula Magna dell’ITIS “Leonardo da Vinci” a Trapani, è stata l’occasione per fare una sintesi sulla base degli interventi di illustri oratori quali il presidente regionale delle Acli, Stefano Parisi, la presidente provinciale, Giovanna D’Antoni, il già direttore del Patronato provinciale e regionale Acli, Biagio Clorofilla, il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, Don Fabio Pizzitola, Direttore della Scuola Teologica “Una casa per narrare”, Gianni La Greca, già direttore regionale Acli e lo stesso On.le Ferdinando Russo che, anche se non presente fisicamente, perché impedito, è come se lo fosse stato.


«Questa è una giornata storica per la chiesa trapanese e per l’associazionismo cattolico – ha detto il moderatore Salvatore Agueci nelle conclusioni - perché avviene il rilancio di ciò che è a fondamento della società civile e religiosa».


È emersa la necessità di recuperare l’esperienza pregressa secondo un sano protagonismo, come ha fatto Gennaro Conte, ma di cui tutti dobbiamo essere coscienti per evitare che la nostra vita personale sia sterile. L’azione di Conte non si è fermata con la sua presidenza ma continua nella società attuale. Non pensi, né lui né altri, che la sua impresa sia finita, poiché il suo saggio è e sarà una pietra miliare nella vita delle Acli trapanesi di oggi e di domani.


La formazione degli aderenti in tutti i settori della società odierna, presenti al suo interno, deve essere prioritaria, soprattutto il “dono di sé” agli uomini di oggi tanto spaesati e alla ricerca di valori che li guidino verso traguardi nuovi da affidare alle giovani generazioni
Il ritorno ai principi cristiani del Vangelo (sine glossa), della Dottrina Sociale della Chiesa, ribadita da S. E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo della Diocesi, nella Presentazione al libro, riprendendo l’art. 1 dello Statuto delle Acli.


È risultata chiara l’esigenza di ripresa di un servizio all’uomo odierno, disorientato (verso donne, giovani, famiglie), organizzando gli stessi servizi, e che sia connaturato con i bisogni umani. In particolare: l’attenzione agli ultimi per una loro inclusione (i senza lavoro, i senza casa, gli immigrati…): accogliere le loro fragilità per non “privarli della speranza”.


Tutto deve avvenire con uno spirito di complicità che vuol dire: apertura, confronto, dialogo, valorizzazione delle idee, delle qualità e della collaborazione con gli altri, scegliendo, come le api il meglio da ogni fiore, per il raggiungimento di un obiettivo che è il bene comune.


Per fare questo, tutto deve avvenire con la ripresa di un cammino associazionistico che, com’è detto nella postfazione, porterà sempre più alla scoperta dei valori che sono e sono stati l’anima delle Acli. I discepoli di Emmaus scoprirono il Cristo nel cammino fatto assieme a Lui e Lo scoprirono nel sacramento dell’Amore che è quello dello spezzare il pane e mentre prima si erano allontanati dalla comunità di Gerusalemme, quasi delusi, fecero subito ritorno in quel piccolo nucleo, apportando la gioia e la consapevolezza della verità che il Risorto aveva loro rivelato.
Se ci si spezzerà nell’associazionismo, nel senso più ampio del termine, e nella collaborazione vicendevole, con umiltà, si raggiungeranno traguardi alti di umanità, di solidarietà e di spiritualità, come viene descritto nel capitolo quinto della lettera “A Diogneto”: I cristiani anima della società. Ma anche se ci si mette assieme ad altre associazioni, cattoliche e no, ci sarà l’apporto contributivo di una fattiva collaborazione.
È importante, allora, sviluppare servizi a cui le istituzioni non possono arrivare per dare loro un supporto e una spinta interna per una società migliore.


L’augurio è di un rimboccarsi le maniche perché sia ripreso un cammino che fu quello che ispirò nel 1943 i fondatori delle Acli.
«Oggi, - ha concluso il moderatore - in una società moderna e pluralista, siamo chiamati a vivere un nuovo umanesimo che miri alla complessità della persona umana (J. Maritain). Se tutte le forze non si coalizzano per una risposta sinergica, consapevole e responsabile, si rischia di lasciare una società che vada verso l’auto disintegrazione morale e civile. A noi il compito delle scelte perché quella che Sturzo chiamava la “spiritualità civica”, o come venne definito “realismo soprannaturale”, ritorni a essere la passione del nostro impegno nel sociale per evitare che sia lasciato all’intimistica personale o ai vari populismi (occorre per questo una seria formazione in campo ecclesiale e laico)».
Auguri a tutti, quindi, di una rinnovata consapevolezza e di una ripresa del cammino aclista in collaborazione con la chiesa locale, secondo le caratteristiche della fede intensa vissuta, unita alla carità che dovrà contraddistinguere il lavoro dell’operatore cristiano, sapendo di essere proiettati verso una comune speranza: poter adempiere alla nostra missione antropologica e di poter utilizzare il tempo e lo spazio come “luogo teologico” della nostra e dell’altrui esistenza, così come ci indica ripetutamente il magistero di Papa Francesco a cui vogliamo rendere omaggio e sostegno con la nostra preghiera.

Salvatore Agueci