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07/03/2019 09:34:00

Omicidio Maccarrone: assolto in appello Gianni "Il bello", l'accusatore di Enzo Tortora

E’ stato ribaltato in appello il verdetto della Corte d’assise di Trapani che, a fine novembre 2016, aveva condannato all’ergastolo, quale mandante dell’omicidio della 39enne Sabine Maccarrone, il 61enne Gianni Melluso, originario di Sciacca, detto “Gianni il bello” e noto per essere stato uno dei principali accusatori (accuse poi rivelatesi false) del giornalista e conduttore televisivo Enzo Tortora, che a Napoli fu processato per traffico di droga. Ad accusare Melluso di essere il mandante dell’omicidio Maccarrone fu l’autore materiale del delitto, il pregiudicato mazarese Giuseppe D’Assaro, condannato a 30 anni di carcere con rito abbreviato dopo essersi autoaccusato. Sull’accusa mossa a Melluso, però, a non ritenerlo credibile, al contrario dei giudici di primo grado, sono stati, adesso, quelli della prima sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo.

Il corpo senza vita di Sabine Maccarone, giovane donna svizzera, fu ritrovato il 16 aprile 2007, coperto con tegole e massi, dentro un pozzo artesiano accanto l’abitazione di campagna, in contrada San Nicola, a Mazara, di proprietà della madre di D’Assaro. In un primo momento, si era ipotizzato che la vicenda potesse inquadrarsi nell’ambito di un traffico di droga. Ma, poi, si fece largo anche il movente della gelosia. In primo grado, l’ergastolo per Melluso era stato invocato dal sostituto procuratore di Marsala Giulia D’Alessandro. Ma ai giudici di secondo grado le dichiarazioni di D’Assaro sono apparse confuse e contraddittorie.

Lo stesso Melluso, il giorno dopo il ritrovamento del cadavere della trentenne elvetica, di origini italiane, con cui aveva avuto una relazione a Sciacca, aveva scritto all’allora procuratore di Marsala, Antonino Silvio Sciuto, indicando D’Assaro come possibile autore dell’omicidio: il collaborante mazarese era stato, infatti, l’ultima persona con cui la Maccarone si era allontanata da Sciacca. A difendere Melluso, per il quale è stata disposta la scarcerazione, sono stati gli avvocati Nino Caleca, Carmelo Carrara e Miriam Lo Bello.

Nel corso del processo d’appello i legali hanno prodotto nuovi documenti, come una consulenza medico-legale e una intervista video in cui Melluso lanciava un appello a D’Assaro perché si costituisse e confessasse l’omicidio. Per concorso in occultamento di cadavere, la Procura di Marsala aveva chiesto il rinvio a giudizio di Yamina Reguiai Bent Hedi, 49 anni, tunisina, accusata di aver aiutato l’assassino a nascondere il corpo. Il gup Parrinello, però, dispose il non luogo a procedere per prescrizione del reato. Quello della Maccarrone non è stato il primo omicidio commesso da Giuseppe D’Assaro. Nel 1985, infatti, aveva ucciso a bastonate un uomo di 75 anni, Antonio Signorelli, in un tentativo di rapina.