"Chi insulta noi del Volo si vergogna delle proprie origini", lo racconta Ignazio Boschetto al Corriere della Sera, in un'intervista. Irritanti, spocchiosi, bimbiminchia... Ne hanno ricevute di critiche i «tenorini» del Volo — Piero Barone, il marsalese Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble — fino agli insulti in sala stampa a Sanremo mentre salivano sul podio, dietro a Ultimo e Mahmoud, con Musica che resta. Nel 2015, altro fango: da un hotel di Locarno li accusano di aver devastato una stanza. Il responsabile della struttura smentisce, ma la macchina dell’online shaming, il linciaggio sul web, si è già messa in moto. Eppure, a guardare questi tre ragazzi poco più che ventenni con la faccia sgamata di chi ha imparato a gestire il successo ma non al punto di farsi scivolare addosso gli attacchi, viene da chiedersi cosa provochi una simile antipatia.
Racconta Ignazio Boschetto: «Molti non ci conoscono, ma a Sanremo abbiamo pranzato con alcuni giornalisti e si sono ricreduti. Si tende a etichettare una persona, un po’ come giudicare un libro dalla copertina. Siamo consapevoli che la nostra musica non è al passo con quello che fanno Ghali, Sfera Ebbasta, Frah Quintale... forse risultiamo antipatici perché proponiamo un genere che piace, ma non è alla moda». Barone: «Il nostro manager (Michele Torpedine, ndr.) ha lanciato Andrea Bocelli e ci ha raccontato che, all’inizio, riceveva anche lui le stesse critiche».
I prossimi impegni? «A maggio il tour in Giappone. In estate saremo in tutta Italia, poi in Europa, Stati Uniti e Sudamerica fino al 2020».