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13/05/2019 08:00:00

La Sicilia è maglia nera d'Europa per il lavoro in rosa

Maglia nera d'Europa per l'occupazione in rosa, quasi ultima per quella giovanile e ai massimi, invece, per tasso di disoccupazione di lunga durata, tra i più alti delle regioni comunitarie e di gran lunga superiore a quello dell'intera Germania se sommato con all'incidenza di tutto il Sud Italia. È il quadro a tinte fosche del mercato del lavoro in Sicilia, tracciato dall'ultimo report diffuso da Eurostat, relativo al 2018: la cartina di tornasole di un Mezzogiorno ancora fermo al palo, dove quasi la metà degli under 35 resta senza reddito.

Tra i dati negativi registrati nell'Isola spicca il tasso delle donne lavoratrici, sceso ulteriormente nell'arco di un anno, dal 29,2% al 29,1%, e così basso da piazzare il territorio all'ultimo posto nell'Unione europea sotto questa voce, subito dopo la Campania, stabile con il 29,4%, la Calabria al 31% e la Puglia al 32,8%. In pratica, nel Meridione lavora, almeno ufficialmente, meno di una donna su tre: un andamento in netta controtendenza rispetto alla media nazionale dell'occupazione femminile, cresciuta dal 48,9% del 2017 al 49,5% del 2018. Pessimo rispetto ad altre regioni come l'Emilia Romagna dove il lavoro rosa si attesta al 67,2%. Ma non è l'unico dato sconfortante: la Sicilia, come il resto del Sud, si trova in fondo alla classifica comunitaria anche nel capitolo occupazione giovanile, per la fascia d'età compresa tra i 25 e i 34 anni, nella quale dovrebbe essere terminato il percorso formativo. L'incidenza siciliana, nel 2018, si è attestata al 38,8%, in calo sul 2017, quando era più o meno al 40%, e inferiore alla media meridionale, che viaggia intorno al 45%. Tradotto in altri termini, in Sicilia lavorano meno di quattrogiovani su 10, e peggio dell'Isola riesce a fare solo un'alta isola, ma molto più piccola e più lontana dall'Europa: la Mayotte, regione d'oltremare francese vicina al Madagascar. Il dato, di per sé sconfortante, diventa impietoso se confrontato con le cifre di altri Paesi Ue, ma anche con il quadro totale della Penisola: la media europea di occupazione giovanile, pari al 77,5%, è il doppio di quella siciliana, mentre in Germania supera l'81%, con un aumento di quasi cinque punti sul 2008, e nel Regno Unito lavora l'83,6% dei 25-34enni. In Italia la percentuale è del 61,7%, in rialzo dal 61,3% del 2017, ma in calo rispetto al 70,1% del 2008, con picchi in provincia di Bolzano, dove lavora quasi l'82% dei giovani, e in Lombardia, che viaggia intorno al 76%.

Ma non finisce qui. La Sicilia riesce a distinguersi, in negativo, anche per tasso e unità di disoccupati di lunga durata, ovvero coloro che non trovano lavoro da almeno 12 mesi, raggiungendo nel 2018, rispettivamente, il 68,8% (+ 1% sul 2017) e quota 260mila persone senza impiego, oltre 5000 in più rispetto all'anno precedente. Sotto questa voce, l'Isola non rientra nella top ten delle regioni meno virtuose, ma è a un soffio da lì, a poca distanza dai territori della Grecia, il Paese Ue che ha sofferto di più la crisi economica dell'ultimo decennio. E per comprendere come ci sia ben poco da gioire, basta allargare la fotografia a tutto il Sud, dove il numero di disoccupati di lunga durata, nel 2018, ha raggiunto la soglia dei 900mila: numero superiore a quello registrato nell'intera Germania (600mila), Paese nel quale vivono oltre 82 milioni di persone a fronte dei 20,6 milioni residenti nel Mezzogiorno. Secondo Eurostat, rispetto al 2017, in Italia i senza lavoro da oltre 12 mesi sono diminuiti di oltre 81mila, arrivando a 1,6 milioni, ma rappresentano ancora la quota più elevata nell'Ue.