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22/07/2019 06:00:00

I rapporti tra Turano e Nicastri. "Quando mi raccomandò un nipote dei cugini Salvo"

 Quali sono i rapporti tra l'assessore regionale allo Sviluppo Economico, Mimmo Turano, e Vito Nicastri, l'ex elettricista poi diventato uno degli uomini più ricchi nel campo dello sviluppo di campi eolici in Sicilia? E' una domanda che si fanno in tanti. Anche perché Turano, ascoltato in commissione antimafia all'Ars, ha nicchiato sui suoi rapporti con Nicastri. "Siamo entrambi di Alcamo, ma nulla di più" è la sintesi di quanto ha detto l'assessore. Ma è proprio così? No. I rapporti tra Turano e Nicastri sono antichi, duraturi, e sono rapporti di affari e politici. Lo abbiamo già raccontato nel lontano 2013, quando Nicastri fu al centro di una grossa richiesta di sequestro di beni, un miliardo e mezzo di euro. Proprio nelle carte di quell'indagine emergono i rapporti tra Nicastri e Turano.

 Negli anni '90 Turano è stato socio e amministratore di alcune società riconducibili a Vito Nicastri. Nel 2007, quando Turano era deputato regionale e membro della commissione Attività produttive all'Ars, è volato a Tunisi con Nicastri per un viaggio di lavoro. E poi c'è il caso di Davide Fiore, dipendente di Vito Nicastri, poi diventato socio, poi titolare di una concessionaria di auto (oggi tra gli sponsor del Trapani Calcio), ma anche e soprattutto assessore della Giunta dell'allora presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano. 

In questo articolo parliamo dei rapporti di Davide Fiore con Santo Sacco, consigliere provinciale poi arrestato e condannato per mafia. 

A proposito di mafia, il pentito Filippo Bisconti ha accusato Nicastri di essere “vicino” a due esponenti delle cosche trapanesi (Francesco Luppino e Giovanni Filardo). Nicastri, che da un po' di settimane ha deciso di vuotare il sacco, ha replicato duramente a queste accuse: “Mai avuto rapporti con la mafia”, dice davanti al giudice. A proposito di Matteo Messina Denaro, aggiunge:  “Vengo descritto come colui che ha finanziato la latitanza di quel signore, non ho dato mai un euro. Non so come dimostrarlo, però lo dico”.

Nicastri, nel suo periodo di massima attività è arrivato ad avere solo in provincia di Trapani “cinque parchi eolici, ad Alcamo, Mazara, Castelvetrano-Salemi, Santa Ninfa-Gibellina-Salaparuta, Salemi”: “La mia attività era nella fase dello sviluppo degli impianti, che è una fase tecnica, in cui avevo contatto con i sindaci”.

Riporta Repubblica che nelle sue dichiarazioni Nicastri chiama in causa l’ex presidente del consiglio comunale di Alcamo: “Pasquale Perricone mi aveva chiesto di dare un contributo ai mafiosi, ma io pur di non avere rapporti con la mafia ho rinunciato al progetto di Alcamo. Se fossi stato veramente agganciato alla mafia di Alcamo, qual era il motivo di rinunciare a quel progetto?”

Ancora:  “Io sto collaborando, ho ammesso le mie colpe. Quelli sono reati che ho commesso, pago il prezzo che c’è, ma con la mafia non ho avuto alcun rapporto. L’unica colpa che si attribuisce riguarda le mazzette: “Non mi vergogno, e poi ho finanziato le campagne elettorale".

Nel processo in cui ha rilasciato queste dichiarazioni, processo per il quale su Nicastri pende una richiesta di pena di 12 anni, nell’aula bunker di Pagliarelli si parla dei terreni di un nipote dei Salvo. Nicastri nega qualsiasi pressione sull’imprenditore. E a sorpresa racconta di quando l’aiutò economicamente, sollecitato da una “persona... si tratta di Mimmo Turano”. 

E' il 2005: “Turano, che all’epoca era presidente della commissione Attività produttive, mi fece chiamare dal segretario: 'Vieni a Palermo', disse. E andai. All’Ars, trovai Antonino Salvo. Turano mi chiese se c’era la possibilità di dargli un ristoro, un finanziamento. Perché aveva bisogno. E allora ho detto: prendiamo in affitto alcuni suoi terreni, e gli ho dato 50 mila euro. Ma tutto con regolare fattura. Non era una estorsione”.