Un sorta di “ministro” pacificatore, in mezzo a due fuochi e messo lì direttamente da Bernardo Provenzano, nello scontro duro tra due gruppi mafiosi, quello trapanese e quello catanese, che stava per trasformarsi in una vera guerra di mafia, con i due clan pronti alla lotta.
E' questo ciò che è venuto fuori dal blitz antimafia di fine luglio che ha coinvolto il clan di Cosa nostra di Licata (qui il nostro articolo). A fare da paciere affinché non scoppiasse il caos e si spargesse tanto sangue tra le due fazioni, è stato Giovanni Lauria, 79enne capomafia di Licata, arrestato nel corso dell’operazione del mese scorso, che allora intervenne, su richiesta del boss di Corleone Bernardo Provenzano.
A descrivere e ricostruire quello che accadde in quegli anni tra catanesi e trapanesi, sono state le parole dell’altro arrestato nel blitz, il boss Giovanni Mugnos, che ha consegnato alle microspie la ricostruzione di quel periodo così difficile.
Mugnos secondo gli inquirenti è il depositario di alcuni segreti di Cosa Nostra, ecco cosa dice in alcune intercettazioni: “... perché nel duemilatré penso... duemiladue... duemilatré... quando si è fermata - spiegava Mugnos - lo sai che... dopo che hanno arrestato a Totò Riina... Palermo si è fermata... si è fermata ... e c'era la guerra con i catanesi e i trapanesi... e hanno cominciato a fare un po' di sangue loro…omissis…”.
Il ruolo di Lauria, detto “il professore” – Come detto aveva ricevuto il delicato incarico di paciere da Bernardo Provenzano. Si incontrò con “il catanese”, con qualcuno della famiglia Santapaola: “... hanno visto arrivare a questo con una Jeep... (Giovanni Lauria ai tempi andava in giro con un Nissan Patrol)... e questo il catanese... gli ha fatto il bacia la mano”. Segno di grande rispetto nei confronti di Lauria.
Ecco cosa si dice nelle intercettazioni: “... dice mi dovete fare il favore che vi dovete fermare... - queste sarebbero state le parole di Lauria - dice sangue basta più, lo zio non vuole... lo zio sarebbe lo zio Binnu… che era fuori... dice ...come?... vi dovete fermare... basta più... il sangue deve finire... fermatevi per adesso poi se ne parla...”.
Le perplessità del “catanese”: “... e quello gli faceva professò... noi ci fermiamo e quelli prendono… cansu”. I trapanesi cioè si sarebbero avvantaggiati. Lauria rassicura così: “... a quelli ci penso io a fermarli dice… tu non ti preoccupare. Nel frattempo quando questi se ne vanno questo di Catania... manda a chiamare uno di Caltanissetta... il professore dice mi è venuto a rimproverare...”.
Dopo Catania, Lauria fa il suo incontro a Castevetrano, così lo descrive Mugnos nelle intercettazioni: “Passano due giorni dal martedì al giovedì... il giovedì questo prende la macchina e parte per Castelvetrano... arriva a Castelvetrano arriva dov'è che arriva e... stesse scene di la sotto... ordine dall'alto che vi dovete fermare...”.