E’ il 15esimo giorno di blocco per la Open Arms, che ora si trova al largo di Lampedusa con 134 migranti. Ieri il premier Conte aveva scritto a Salvini: “Non limitiamoci a posizioni di assoluta intransigenza”. E Berlino anticipa la possibile linea Von der Leyen per trovare un modus operandi: anche questa volta l'Europa è intervenuta con colpevole ritardo
I 134 naufraghi a bordo della Open Arms sono al quindicesimo giorno in mare, ancora fermi davanti a Lampedusa. La situazione non si sblocca, nonostante all’Italia sia arrivata la disponibilità di 6 Paesi europei ad accogliere ciascuno una parte delle persone salvate nel Mediterraneo. Anche il premier Giuseppe Conte lo ha ricordato nel giorno di Ferragosto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano“, ha scritto nella lettera indirizzata al suo vice, aggiungendo: “Non limitiamoci a posizioni di assoluta intransigenza”.
L’Europa si è mossa, quindi, anche se con colpevole ritardo. È dell’8 agosto scorso la richiesta di intervento inviata dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in una lettera indirizzata al leader della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. Ci è voluta una settimana prima che arrivasse una risposta, come già successo negli altri casi in cui la disponibilità degli Stati Ue aveva poi portato allo sblocco della situazione. Esclusi i 9 naufraghi di giovedì e gli altri 4 di questa notte, sbarcati per motivi medici, restano invece ancora ignote le sorti delle 134 persone a bordo della Open Arms. “Cosa aspettano ad autorizzare sbarco di tutte le persone a bordo, che l’emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà”, ha scritto nella notte su Twitter la ong.
La ricetta Merkel: “Nuovo meccanismo di redistribuzione e missione Sophia”
Che qualcosa in questo meccanismo debba cambiare è evidente anche alla cancelliera tedesca Angela Merkel: “Sono convinta che ci sia bisogno di un nuovo meccanismo di ridistribuzione che metta in chiaro la responsabilità di tutti” sul tema dei migranti, ha detto solo l’altro ieri. Un messaggio rivolto soprattutto a chi dovrà prendere il posto di Juncker: la nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La fedelissima che di certo non potrà ignorare la linea dettata da chi le ha permesso di sedere a capo dell’esecutivo di Bruxelles.
“Un nuovo inizio credo sia buono per tutti”, ha sottolineato Merkel riferendosi proprio al nuovo corso che comincerò la sua ex ministra della Difesa. Quindi i punti su cui, secondo la cancelliera, serve intervenire: “Prima di tutto dobbiamo combattere i trafficanti di uomini in modo da ridurre il più possibile la migrazione illegale”. “Per farlo dobbiamo portare avanti le trattative con i Paesi africani, avere un processo di pace in Libia, fare in modo che in Siria si proceda per via politica e che l’accordo Turchia-Europa sia messo in atto”, ha continuato Merkel. Che ha un altro chiodo fisso, ribadito nuovamente anche il 15 agosto: il ripristino del salvataggio in mare coordinato dagli Stati europei. “Sicuramente sarebbe bello, oggi avremmo di nuovo una missione Sophia e navi statali che salvano persone”, ha sottolineato.
Intanto il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, è intervenuto sulla vicenda della nave Open Arms, al largo dell'isola siciliana con oltre 130 migranti a bordo in attesa di sbarcare. "L'aiuto non può essere negato a nessuno - ha spiegato il primo cittadino -. In mare esistono dei codici, quello dei pescatori, cioè salvare le vite umane, prima può succedere agli altri poi può succedere anche a te".