Per il Parco Archeologico di Lilibeo - Marsala il 2019 è un anno di rivoluzioni. Da una parte il tanto atteso traguardo della riforma sull’autonomia dei Parchi siciliani, merito soprattutto del lavoro dell’assessore Sebastiano Tusa e della sua preziosa eredità culturale; dall’altra l’arrivo del nuovo direttore del Parco, Enrico Caruso, che ritorna a Marsala dopo tre anni di direzione del sito di Selinunte.
A poco più di un mese e mezzo dal suo insediamento, è evidente il volto nuovo che il Parco vuole mostrare alla sua città. E forte dell’autonomia raggiunta, il direttore non ha atteso la fine della stagione estiva per aprire le porte del museo a pregevolissime iniziative.
Innanzitutto la rassegna concertistica «Oltre il tramonto» con musicisti e orchestre di fama internazionale, organizzata grazie alla sinergia dell’Ente Luglio Musicale Trapanese e degli Amici della Musica di Palermo. E poi due cartelloni di spettacoli: il primo, chiamato «Agorai del mare», è un programma realizzato dalla rete dei Teatri di Pietra di Sicilia; il secondo, «InMito al Parco», è un’esperienza di teatro legato ai talenti del territorio trapanese, la cui direzione artistica è stata affidata all’attrice e regista Luana Rondinelli.
Abbiamo sentito il direttore Enrico Caruso a proposito di tutte le novità proposte in questi mesi, e dei progetti futuri già in cantiere.
Il Parco Archeologico di Lilibeo è oggi un Parco autonomo. Cambia qualcosa per i visitatori?
Il Parco era già una struttura autonoma per quanto riguarda la sua dimensione organizzativa. Cambia l’effetto che può sortire sugli utenti. Da oggi tutti i proventi della vendita dei biglietti per il museo e per tutto ciò che si farà all’interno del Parco, rimarranno al Parco. Significa che possiamo investire questi soldi per fare qualsiasi tipo di attività culturale. Diventando autonomo, infatti, il Parco acquisisce l’autonomia scientifica, culturale, amministrativa, ci dà l’occasione di sviluppare ricerche e indagini di tipo archeologico.
Quali sono le attività che avete pensato di proporre?
Grazie all’autonomia il Parco si vuole porre come un luogo di cultura, come contenitore di diversi momenti culturali. Per questa ragione ho pensato a un format che ho voluto chiamare «Agorai del mare». L’agorà nella città antica era luogo di incontro, di scambio, un luogo culturale e nello stesso tempo di commercio. Ho sviluppato al plurale questo sostantivo, “agorai”, perché ritengo che siano molteplici gli spazi che possiamo trovare e vivere all’interno del Parco. E se molteplici sono gli spazi, molteplici saranno anche i contenuti che li abiteranno.
Come ad esempio le rappresentazioni portate dai Teatri di Pietra?
Teatri di Pietra è una rete con cui collaboro da oltre dieci anni. Pur non avendo per il momento grandi disponibilità economiche, li ho chiamati e ho chiesto loro di progettare qualcosa per il Parco di Lilibeo. Loro si sono subito resi disponibili e nel giro di venti giorni abbiamo tirato su un calendario di rappresentazioni. Che penso possano davvero essere importanti per la città. A Marsala si fanno tante cose, di certo non è una piazza digiuna di eventi, però l’idea di portare dentro questi spazi museali un teatro... Che sia teatro classico, anche se rivisitato, e che possa esserci anche la danza, la musica. Trovo che sia un’occasione importante per tutti noi. Sin da ora, per il prossimo anno, stiamo pure organizzando un modo per ospitare l’arte contemporanea.
Nella zona del Decumano, invece, continua il calendario di concerti con Giovanni Sollima, l’Orchestra Sinfonica Siciliana...
Terrei che non si dicesse Decumano, ma Plateia Aelia. Visto che conosciamo il nome di questa “strada larga” (questo significa plateia), dobbiamo prendere l’abitudine di utilizzarlo. Qui abbiamo pensato un altro elemento delle «Agorai del mare». Alla Plateia Aelia è nata l’idea iniziale, perché l’anno scorso si erano fatti due concerti e quando quest’anno mi hanno proposto la possibilità di ripetere l’esperienza ho subito accettato. Ma la Plateia Aelia non è che uno dei contenitori del più vasto progetto delle «Agorai del mare». Quindi in futuro non ci saranno più due cartelloni differenti, ma verranno soltanto indicati i diversi luoghi, ciascuno deputato a rappresentare una parte dell’iniziativa. Il Parco diventa un punto di riferimento culturale per tutta la Regione e non solo per Marsala.
Capita spesso di sentire critiche negative per queste aperture dei Parchi archeologici al mondo dell’arte, con rappresentazioni, concerti e installazioni. Un museo, dicono, dovrebbe avere valore di per sé e non appoggiarsi a questo genere di cose. Lei come risponde?
Penso che siano critiche che lasciano il tempo che trovano. Nel senso che non cambia nulla. È chiaro che se facciamo uno spettacolo stasera non siamo dentro il museo, ma utilizziamo il contesto del museo per fare qualcosa che ha certo a che fare con la museografia. Attraverso le finestre aperte, percepiamo la presenza di questi elementi, ed è un modo per rapportarsi con un realtà dai molteplici volti, come dicevo prima. Il compianto Sebastiano Tusa diceva che sarebbe stato felice nel sentire un giorno la gente dire: dai, andiamo a prenderci un caffè, andiamo al museo! Quest’idea non è un’idea balzana. Succede anche al Louvre, dove tu vai, consumi, mangi, bevi, ti siedi. Qui sono sicuro che prima o poi arriveremo ad avere un museo che offra anche la più banale possibilità di prendere il caffè. Questi spazi sono bellissimi, il museo ha un giardino che è uno spettacolo, basta solo guardarlo per capire in che bellezza ci troviamo immersi. Perché tenerlo chiuso? Perché utilizzarlo esclusivamente per la fruizione del museo? Si può visitare il museo anche senza entrare dentro il museo.