Finisce tutto con una decisione su piattaforma Rousseau, la crisi e la formazione di un governo dipende da una decisione online presa da attivisti del movimento Cinque Stelle.
Non ci sarebbe nulla di male, apparentemente. I pentastellati hanno sempre usato, secondo loro convenienze, lo strumento di democrazia che reputano essenziale: consultazione della base del movimento per ogni decisione importante e linea politica da seguire. Interpellano la base anche per scegliere i loro candidati, se non fosse che poi gli stessi sono o sono stati i porta borse di qualche altro deputato ancora.
Vabbè, è il sistema grillino. Gli attivisti possono stare sereni, verrà chiesto loro se è giusto e condivisibile fare un governo di alleanza con il Partito Democratico.
Il fatto è che Luigi Di Maio questo governo non lo vuole fare, ogni pretesto è buono per irritare possibili alleati, che, onestamente, da irritarsi hanno ben poco.
I grillini, il loro incedere e il modus operandi, è conosciuto non da poco tempo. Quindi, tutto secondo previsione.
E’ la tempistica che è fuori luogo, mandare avanti giorni di trattative che potrebbero essere cancellate da un diniego di accordo dalla base del movimento è irrispettoso non verso il Pd ma verso le istituzioni, verso il Paese tutto.
Comunque vada si tratterà di un governo giallorosso debole, di un governo che nasce con lo scopo di fermare Matteo Salvini, il nemico dei partiti, il leghista che ha delle percentuali da far tremare gli altri.
Evitare che vinca le elezioni, magari con un centrodestra unito, e che possa nel 2022 determinare l’elezione del Capo dello Stato. Sono questi i veri fondamenti su cui reggerebbe una alleanza dei Cinque Stelle con il Pd, tutto il resto è fragile. I dieci punti mandati avanti dai grillini sono capisaldi su cui non sono disposti a cedere, non arretrano. Continuano a dire che non si tratta di nomi ma di programmi, ebbene è proprio il contrario. Si tratta di fare marcia indietro, sconfessando un anno di governo, di tutto quello che i pentastellati hanno messo in piedi insieme a Salvini, decreti sicurezza inclusi.
E proprio ieri il ministro dell’Interno ha firmato il divieto di ingresso in acque italiane della ONG Eleonore, bandiera tedesca, provvedimento controfirmato di intesa con gli altri due ministri, grillini, Trenta e Toninelli. Tutto questo accadeva mentre il Pd di Nicola Zingaretti chiedeva totale discontinuità e abolizione dei decreti sicurezza. Un dato di certezza c’è: i dem vogliono andare al governo, costi quel che costi. Sono pronti ad ingoiare qualsiasi rospo pur di prendere posizione nella stanza dei bottoni. Hanno avallato un Conte bis, prima c’era il veto sul nome, stanno cedendo sulla presenza, e forte, di Di Maio nel prossimo esecutivo.
Moderata e assennata, come lo è stata sempre, è Emma Bonino: decideranno se appoggiare la nuova formazione di governo solo quando avranno letto il programma, non sceglieranno a scatola chiusa. Esempio di rispetto per l’Italia. Il movimento Cinque Stelle deve fare i conti con l’opposizione interna di Alessandro Di Battista, contrario all’accordo con il Pd: o ritorno alle urne o ritorno con Salvini. Stessa situazione incresciosa è dentro al Pd, Carlo Calenda è pronto a lasciare il partito in caso di accordo con i grillini. Oggi pomeriggio si terranno le ultime consultazioni al Quirinale.