Insegna all’università Kore di Enna, dove ha una cattedra di progettazione architettonica. Ed è specializzato in architettura del paesaggio. E’ tra i progettisti del teatro di Triscina e del sistema delle piazze di Castelvetrano.
Si tratta dell’architetto Maurizio Oddo, assessore della Rigenerazione Urbana del comune di Castelvetrano, al quale abbiamo posto qualche domanda.
Qualche giorno fa, è stata diffusa una sua nota in cui lei è molto critico nei confronti dei grandi concerti che si svolgono al Parco Archeologico di Selinunte. Ha scritto anche del volume eccessivo del concerto di Cox, che ha fatto tremare i templi e della necessità di una valorizzazione più ponderata del sito. Una posizione controcorrente, che però proviene da un assessore del comune che ha fornito le autorizzazioni all’evento. Perché?
E’ semplicemente quello che penso. Questo però non vuol dire, come ha scritto qualcuno, che la mia sia stata una “frecciatina” ad un evento promosso dalla commissione parlamentare antimafia, nell’ambito del progetto Musica & Legalità. Mi sembra chiaro che il mio punto di vista riguardi i mega concerti in generale. A prescindere dalle finalità, si tratta di eventi, e questo di Cox non fa certo eccezione, che non lasciano molto al territorio. Di un afflusso di 10 mila persone, non si è visto nessuno nei nostri ristoranti o in giro per la borgata.
Inoltre la mia posizione non è in contraddizione con l’amministrazione comunale. C’ero anch’io ai tavoli tecnici, insieme al sindaco Alfano e agli organizzatori dell’evento; non è affatto vero che il sindaco ha concesso tutte le autorizzazioni possibili. Per esempio, ci era stata chiesta una deroga ai decibel. Enzo Alfano non l’ ha concessa.
Lei ha definito quello delle dune attorno al Parco, un progetto straordinario. A Castelvetrano sembra invece che ci sia un grande coro unanime che le dune le ha bocciate da un po’, perché colpevoli di aver privato cittadini e turisti della vista dei templi dall’esterno del parco. Inoltre, proprio l’amministrazione ha fatto in modo che si aprisse una breccia da cui intravedere una parte dei templi. Lei è d’accordo?
Il progetto delle dune è di Pietro Porcinai, uno dei più grandi paesaggisti del 900. Senza quelle dune l’abuso edilizio avrebbe divorato il parco. Ma attenzione, le dune servono anche a proteggere il visitatore dalla vista delle brutture che stanno fuori ad un passo, proprio mentre è immerso nella magia di quei luoghi. Nello stesso tempo sono assolutamente d’accordo con la creazione di questo spiraglio da dove è possibile scorgere una parte dei templi.
È un brevissimo tratto che non ha nulla a che fare con le dune, realizzato attraverso la potatura di parte della vegetazione posta davanti la recinzione del sito.
Si tratta soltanto di un piccolo scorcio lontano e, cosa altrettanto importante, chi dovesse affacciarsi dall’interno del parco non vedrebbe poi granché di offensivo nei confronti della natura archeologica e storica del sito.
Inoltre non mi preoccupa la possibilità di essere impopolare, rispondo prima di tutto alla mia dignità e alla mia coscienza professionale.
Lei è specializzato in architettura del paesaggio. Che mi dice di Triscina? Con tutte le difficoltà del caso, continuerete con gli abbattimenti?
Su 85 immobili della prima fase, fino ad oggi ne sono stati abbattuti 35. Ma nella quasi totalità dei casi, rimangono comunque le fondazioni. Contemporaneamente stiamo lavorando per la restituzione di queste case alla collettività; piuttosto che abbatterle, saremmo indirizzati al recupero. Questo non vuol dire che vogliamo salvare le case per restituirle agli abusivi, visto che il progetto sarebbe quello della “riforestazione urbana”, togliendo soltanto i tetti per fare dei giardini murati, attraverso la piantumazione di specie arboree compatibili. Chiaramente è soltanto un’idea da proporre, che potrebbe essere un valido compromesso tra l’eliminazione dell’abuso edilizio e la possibilità di creare qualcosa di caratteristico in cui il protagonista principale sia l’ambiente.
Egidio Morici