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31/08/2019 06:00:00

Palazzo delle Poste a Trapani. Il restauro controverso, ma non tutti lo condannano

Il restauro dello storico Palazzo delle Poste di Trapani continua a destare scalpore e interesse. Nelle settimane scorse c'è stato l'intervento della deputata regionale del Movimento Cinque Stelle, Valentina Palmeri, che ha richiesto una verificare dei lavori svolti. 

Altro intervento è stato quello dell'associazione Italia Nostra di Trapani, che si era detta pronta a collaborare per il restauro sia con la Soprintendenza che con le Poste, manifestando però preoccupazione riguardo alle tecniche di restauro utilizzate su uno dei più rappresentativi esempi del Liberty italiano, realizzato dall’architetto La Grassa. Il progetto è del 1924 mentre l’edificio venne completato nel 1927. 

Oggi pubblichiamo l'intervento di un lettore e cittadino trapanese, Fortunato Giacomarro, che dice in maniera schietta ciò che pensa sul restauro, approfondendo degli aspetti tecnici non di poco contro e ritenendo che, l'utilizzo del polistirolo resinato per i fregi, oltre al vantaggio della leggerezza e del non pericolo in caso di crolli, ha permesso la realizzazione di forme simili alle originali. 

 Ecco ciò che dice il signor Giacomarro: "Fregi in “Pietra da taglio ed intonaco misto a polvere di marmo”. Ma di che cosa stiamo parlando? Certamente l’attento paladino di turno del Liberty trapanese ha fatto un bel po’ di confusione scambiando, come si usava dire: “Minchie pi sosizza”. I fregi di cui si è tanto parlato in questi giorni, di mirabile fattura, arricchiti da particolari quali telegrafi, combinatori, campanelli, nastri, bobine, isolatori ecc. senza dubbio possono essere definiti come un interessantissimo esempio di questo Liberty reinterpretato in chiave “telegrafico-postale” dal La Grassa per la decorazione di questo splendido esempio di opera pubblica del Ventennio nella nostra città. (“Architetto” Francesco La Grassa, da non confondere, così come ha fatto qualche mese fa, il professore di matematica di mio figlio, con il suo omonimo, “organaro” di professione, autore del maestoso organo della Chiesa di San Pietro di Trapani)".

"Ma c’è un problema essenziale:  i manufatti in questione non risultano certo essere realizzati in pietra da taglio (“cantuni biancu di Favignana” per i non addetti ai lavori) quanto, invece, come riscontrabile visivamente da tutti e dalle foto, in cemento stampato in serie con armatura in metallo.

Vuoi per la scarsa manutenzione, vuoi per l’azione combinata di vento, pioggia, aerosol marino, licheni e per l’esposizione a settentrione e, cosa da non trascurare, per l’età stessa del manufatto in relazione al tipo di materiale utilizzato per la stessa sua realizzazione (il metallo, primo tra tutti), questi fregi hanno subito, ormai da qualche anno, questo evidente processo di degrado talmente avanzato da non consentire un canonico ed adeguato intervento di restauro conservativo.

Per chiarire: se il materiale impiegato per la realizzazione dei fregi in questione fosse stato per l’appunto la pietra da taglio (come altri decori e fregi presenti in altri edifici Liberty a Trapani vedi ad esempio Villino Laura D’Alì, tanto per citarne uno dello stesso architetto) essi, probabilmente, sarebbero stati certo più duraturi, consentendo nel contempo una diversa soluzione di restauro e non la sostituzione cosi come avvenuto con pannelli di polistrolo resinato. Questi ultimi tuttavia risultano essere assai simili agli originali per l’aspetto, ben definiti i particolari, con un sicuro vantaggio in termini di peso della struttura, dettaglio da non trascurare in caso di eventuali distacchi e conseguente caduta così come è avvenuto in un recente passato".