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05/09/2019 07:00:00

Campobello, scrive Biagio sul piano viario e l'intitolazione di una via a Italo Balbo

Alla redazione TP24. La Giunta del Comune di Campobello di Mazara con deliberazione n. 52 del 22 marzo 2018, ha adottato il nuovo piano viario. Su tale decisione, sul lavoro svolto dalla Commissione toponomastica e delle altre autorità interessate vorrei esprimere il mio pensiero e mi piacerebbe che altri concittadini esprimessero il loro. Infatti, esaminando l’odonomastica proposta mi permetto di avanzare le seguenti osservazioni, cui è necessaria una premessa di metodo e di merito:

Nel metodo osservo che:
a) dovendosi assumere decisioni che coinvolgono l’intera comunità sarebbe auspicabile rendere quanto più è possibile trasparente il dibattito che lo precede, evitando arroccamenti nel fortilizio istituzionale;
b) nella scelta degli odonimi le Autorità preposte hanno, ovviamente, ampia discrezionalità purché la pretesa si muova entro il perimetro dei principii costituzionali. Vale a dire ritenere ineludibile l’attribuzione dell’esercizio della sovranità popolare attraverso il metodo democratico (art. 1 Cost.), l’uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, fede religiosa o politica (art. 3 Cost.), il ripudio della guerra (art. 11 Cost.), il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con le parole, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione (art. 21). L’esatto opposto di quanto avveniva sotto il fascismo: dove la sovranità era attributo del re e dal duce, la diseguaglianza era fatto normale fra fascisti e antifascisti, tra italiani di religione cattolica ed italiani di fede ebraica o di altra fede, l’esaltazione della guerra un valore, il conformismo del pensiero, della parola e dello scritto un dovere.

Nel merito, mi lagno perché le Autorità preposte abbiano optato di intitolare una via al quadrunviro, ministro dell’aviazione, trasvolatore e governatore della Libia Italo Balvo, ritenendo la scelta immotivata, inammissibile e provocatoria.
Immotivata perché non si comprende quali maggiori meriti possano attribuirsi al Balvo rispetto ad altri ministri di indubbio valore del passato regime come per esempio il Prof. Alfredo Rocco, illustre giurista, o il valente ministro delle finanze, il palermitano Guido Jung, medaglia d’argento al valor militare, di famiglia ebrea, che, dopo l’8 settembre collaborò con il governo Badoglio.

Inammissibile perché alla luce del regime democratico ed antifascista, rappresentando egli una figura d’indubbio spessore storico, diventerebbe simbolo di valori e i principi totalmente contrastanti con quelli sopra richiamati. E, dunque, di quali valori dovrebbe essere ispiratore? Non certo di coerenza. Infatti, pur di non perdere il potere, iniziato all’obbedienza della Gran Loggia, quando Mussolini mise fuori legge la massoneria, preferì mettersi in sonno come massone; e, ancora, come quadrunviro partecipò da protagonista alla marcia su Roma e all’affermazione del regime dittatoriale; non si oppose alle leggi raziali e alla guerra d’aggressione contro l’Abissinia, l’Albania, la Francia e il Regno Unito. Se l’intitolazione costituisse il riconoscimento per la buona amministrazione della colonia libica, finirebbe per risultare un’incomprensibile esaltazione del passato coloniale dell’Italia.

Provocatoria perché in questo momento del risorgere dei cultori del passato regime, costituirebbe apertamente una sfida agli antifascisti.
Trovo scandaloso inoltre che con deliberazione dell’11 maggio 1966 sia stata intestata una via centrale al re Vittorio Emanuele III, responsabile dell’affermazione del fascismo, di avere promulgato le leggi fascistissime, con le quali si privò il popolo italiano della libertà, di essersi appropriato illecitamente della corona del re di Abissinia, di essere stato silente in occasione delle leggi razziali, dell’alleanza con la Germania nazista, della dichiarazione di guerra alla Francia, al Regno Unito, di essere scappato da Roma, l’8 settembre 1943, mentre a Porta San Paolo i granatieri di Sardegna immolavano la loro vita in difesa dell’onore militare. Ma il colmo del ridicolo il Re lo raggiunse il 13 ottobre 1943 quando senza un esercito né un territorio dichiarò guerra alla Germania, sua ex alleata.

E mi risulta incomprensibile la motivazione dell’intestazione di strade a ricordo del passato coloniale come Bengasi, Dogali, Adigrat, Saati, Keren, Asmara, Tripoli oppure a Fiume (mi domando per l’impresa proditoria di D’Annunzio posta a termine dell’esercito italiano o per la città oggi croata?). Oppure a regine, Elena e Margherita. Perché?

Ma quello che più mi è incomprensibile, è perché, dopo 95 anni dall’assassinio dell’On. Giacomo Matteotti ad opera di fascisti, mentre ci si ricorda del re soldato, ci si dimentica di questo martire della libertà, come pure del concittadino l’ing. Pisciotta, noto antifascista, perseguitato dal regime, primo sindaco del dopo guerra e last but not least insegnante di matematica di numerose generazioni. Insomma, capisco che per molti a Campobello di Mazara è un problema, ma se ne dovranno fare una ragione, li invito a prendere atto che dal 25 aprile 1945 il fascismo è finito e che dal 1946 l’Italia è una repubblica.

Se mi è permesso, suggerirei all’amico Giovanni Pellegrino e all’assessore Vito Bono di sostituire un falso massone come Italo Balvo con un massone vero che patì il confino di polizia per essere rimasto fedele al proprio giuramento di uomo libero, mi riferisco al Gran Maestro del G.O.I. Domizio Torrigiani, che terrorizzava i fascisti perfino da morto, visto l’OVRA vietò i funerali pubblici e, perfino, impedendone la partecipazione ai familiari.

Tuttavia, se si è a corto di personalità a cui dedicare le nuove vie cittadine mi permetto di suggerire qualche nome come Piero Gobetti, fondatore della Rivoluzione liberale, deceduto a Parigi per le percosse subite in seguito ad un’aggressione di squadristi, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, politici antifascisti, assassinati da sicari fascisti in Francia, il pedagogo prof. Aldo Capitini, i filosofi Empedocle, Aspasia, Giordano Bruno, Guido Calogero, il sociologo Danilo Dolci, i politici Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, il Cardinale cattolico Clement August Joseph Emmanuel Antonius Von Galem, il quale si oppose al nazismo senza paura, il Papa Bendetto XV, che definì la prima guerra mondiale “l’inutile strage”, il Pastore della Chiesa Valdese Pietro Valdo Panascia, che si oppose coraggiosamente alla mafia in seguito alla strage di Ciaculli, il giurista mazarese iman AbÅ« Ê¿Abd AllÄh Muhammad b. Ê¿AlÄ« b. Ê¿Umar al-MÄzarÄ«, apprezzato giureconsulto musulmano siciliano, appartenente alla scuola giuridica malikita, il teologo Raimond Panikkar, il Cardinale martire Oscar Romero, l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, il fisico teorico Ettore Majorana e Enrico Fermi, gli italiani assassinati dai partigiani titini solo perché italiani, Adelaide Aglietta, Enzo Tortora, l’Avv. Luigi Ambrosoli, assassinato su mandato del banchiere Michele Sindona, Nelson Mandela, l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, ma anche l’On. Giorgio Almirante, gli scrittori Ignazio Silone, Carlo Levi, Primo Levi, Giuliana Saladino, Vittorio Arrigoni, Pippo Fava, al Gen. Nicola Bellomo, medaglia d’argento al valor militare e potrei continuare. Auspico che questo mio intervento non venga interpretato in chiave polemica, non è mia intenzione. Se dovesse essere così inteso, me ne scuso anticipatamente.

Saluti.
Avv. Biagio Di Maria