Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
06/09/2019 09:16:00

Mafia: operazione “Pionica”, Melchiorre Leone tenta di difendersi ma non convince

 Niente di rilevante”. E’ così che uno dei legali di parte civile bolla le dichiarazioni spontanee rese dal 60enne agronomo vitese Melchiorre Leone, davanti al gup di Palermo Filippo Lo Presti, nel processo che lo vede imputato nell’abbreviato scaturito dall’operazione antimafia “Pionica” del 12 marzo 2018.

Un processo che, tra gli altri, vede alla sbarra pure il noto imprenditore alcamese Vito Nicastri, il cosiddetto “re dell’eolico”, rimasto coinvolto anche nell'inchiesta su un giro di mazzette alla Regione che ha per protagonista Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia ora vicino alla Lega (inchiesta che ha una tranche romana che riguarda l’ex sottosegretario della Lega Armando Siri, accusato di corruzione).

A fine aprile, il pm della Dda Gianluca De Leo ha invocato le pene più severe, 12 anni di carcere, proprio per Nicastri, Leone e Girolamo Scandariato, boss di Calatafimi. Arrestato nel marzo 2018, per i pm Vito Nicastri sarebbe vicino al boss Matteo Messina Denaro, al quale avrebbe finanziato parte della latitanza. Di lui ha parlato Lorenzo Cimarosa. Nell’abbreviato “Pionica”, è imputato anche il fratello Roberto Nicastri, anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa. Per lui, il pm ha invocato 10 anni. Come pure per il salemitano Giuseppe Bellitti. Alla sbarra anche i partannesi Antonino, Tommaso e Virgilio Asaro. Per loro, richieste tra un anno e un anno e 4 mesi. L’operazione “Pionica” prende il nome di una contrada di Santa Ninfa dove c’è un’azienda agricola di 60 ettari appartenuta a Giuseppa Salvo comprata a un’asta giudiziaria e poi rivenduta a prezzo maggiorato. Parte civili, oltre all’ex proprietaria dei terreni, anche i Comuni di Salemi e Castelvetrano, le associazioni antiracket di Trapani e Alcamo (la prima con l’avv. Giuseppe Novara), l’associazione Caponnetto, il Centro studi Pio La Torre e l’associazione “La Verità Vive onlus” di Marsala (avv. Peppe Gandolfo, nonostante l'associazione sia sta cancellata dall'albo della Prefettura di Trapani a seguito delle inchieste di Tp24).

I reati a vari titolo contestati sono associazione mafiosa (per alcuni concorso esterno), estorsione, favoreggiamento e intestazione fittizia di beni. Adesso, il processo si avvia alla fase finale. Il 12 settembre si interloquirà sulla documentazione prodotta dalla difesa di Leone. Poi, il pm ribadirà le sue richieste di condanna. Quindi, le conclusioni delle parti civili. Le arringhe delle difese, invece, il 13 e il 17 settembre.