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24/09/2019 06:00:00

La lunga storia delle "spese pazze" all'Ars che inguaiano Giulia Adamo

 C'era chi aveva comprato regali, chi aveva speso migliaia di euro in cene e pranzi come se non ci fosse un domani.

C'era chi aveva comprato pc, tablet e smartphone. Chi si era fatto aggiustare l'auto, chi l'ha comprata, chi comprava cravatte e borse di lusso. Tutto con i soldi dei siciliani, tutto con i soldi dell'Ars. E' la lunga storia delle spese pazze all'Ars.

In principio erano novantasette, per la maggior parte deputati regionali, e qualche dipendente, finiti nei guai perchè accusati di aver speso i soldi destinati all'attività istituzionale per fini personali. Tra questi c'è anche Giulia Adamo, ex sindaco di Marsala, uno dei politici più influenti in provincia di Trapani, e anche in Sicilia per un lungo periodo. E' stata capogruppo all'Ars del Pdl Sicilia e dell'Udc  tra il 2008 e il 2012, quando era punto di riferimento di Casini in Sicilia. 

Una vicenda giudiziaria lunga, cominciata nel 2014 quando Procura ordinaria e della Corte dei Conti cominciano a spulciare quello che combinavano a Palermo i deputati regionali. I fatti contestati risalivano alla legislatura 2008-2012, quella di Lombardo. La prima indagine coinvolse una novantina di politici, alcuni avevano spese sospette per poche migliaia di euro, altri, i capigruppo soprattutto, per centinaia di migliaia di euro. Spese pazze, appunto, che qualcuno è riuscito a giustificare. In molti sono riusciti a cavarsela con l'archiviazione, altri sono stati assolti dalla magistratura contabile. Per altri invece non c'è stato un esito positivo. Giulia Adamo è tra quelli a cui sono state contestate più spese. In principio, nella fase di indagine, le spese contestate all'ex sindaco di Marsala ammontavano a circa 500 mila euro. Per lei anche la contestazione delle spese sostenute dal suo gruppo che doveva controllare. In questi anni, dicevamo, i procedimenti si sono svolti in due binari paralleli. La magistratura contabile ha proceduto, in maniera più veloce, ad accertare l'esistenza, eventuale, di un danno erariale. Di pari passo ci sono state le indagini, più lente, della magistratura ordinaria, con le ipotesi di reato di peculato.
Qual è la situazione di Giulia Adamo? Il processo davanti alla Corte dei Conti si è concluso con una condanna definitiva. Mentre è alle battute conclusive il processo di primo grado in sede penale. Adamo è accusata di peculato e la procura ha chiesto per lei la condanna a 3 anni e 9 mesi di reclusione.
Il procedimento davanti alla magistratura contabile per Giulia Adamo si è concluso con la condanna definitiva a restituire alle casse pubbliche 165 mila euro.
La condanna è diventata definitiva dopo una prima condanna a 175 mila euro, una seconda condanna a 181 mila euro. Altra condanna definitiva è quella arrivata per le spese effettuate quando la Adamo era capogruppo del Pdl Sicilia: 65 mila euro.

 


 

Adesso la situazione si fa più critica. Nel frattempo, infatti, è andato avanti il procedimento in sede penale. Giulia Adamo è stata prima rinviata a giudizio e adesso rischia una pesante condanna. Lei si è sempre difesa sostenendo di non aver rubato soldi, di non aver utilizzato quei soldi per fini personali, e che tutte le spese erano consentite dalla legge. Tra le spese contestate c'era un regalo di nozze, una borsa Luis Vuitton, cene e hotel, tablet e pc.


"Il P.M. ha richiesto la mia condanna per poco più di € 10.000,00, spesi nell’arco di cinque anni. La mia difesa – ha dichiarato Adamo - ha invece, documentalmente dimostrato che nello stesso periodo io avrei potuto legittimamente disporre di € 141.743,71 a titolo di indennità di presidente del gruppo. Tali somme - continua Adamo - non sono state da me utilizzate. Ancora oggi non capisco di cosa mi si accusa: avrei speso poco più di € 10.000,00 quando avrei avuto diritto a più di € 140.000,00. Io ho agito in totale buona fede senza infrangere alcuna norma. Rispetto il ruolo del Pubblico ministero il quale, avendo il compito di sostenere l’accusa in giudizio, ha richiesto la mia condanna. Alla prossima udienza - conclude l'ex deputato regionale - il mio difensore chiederà la mia assoluzione con formula piena ed io, con la massima serenità, confido nel giudizio assolutorio del Tribunale".

Non solo Adamo, la Procura di Palermo ha chiesto la condanna di tutti e sei gli imputati del processo sulle “spese pazze” all'Assemblea regionale siciliana. Queste le pene invocate dal pubblico ministero Laura Siani: Cataldo Fiorenza (4 anni e 3 mesi), Giulia Adamo (3 anni e 9 mesi ),Giambattista Bufardeci (3 anni), Rudi Maira (3 anni e 6 mesi), il trapanese Livio Marrocco (3 anni e 6 mesi), Salvo Pogliese (4 anni e 3 mesi). Anche Livio Marrocco, quindi, rischia una pesante condanna. Per lui però è già arrivata una piccola (mica tanto) stangata da parte della Corte dei conti che lo ha condannato a risarcire 49 mila euro.
Tra gli indagati c'era anche una vecchia conoscenza della politica trapanese. Si tratta di Paolo Ruggirello, poi prosciolto. Ma Ruggirello nel corso degli anni ha avuto altri guai. Adesso si trova in carcere con l'accusa di essere organico a cosa nostra.