Prezzi bassi dell’uva e dell’olio: questo il fattore principale che scatena la preoccupazione dei produttori trapanesi. Con l’inizio della stagione autunnale si da il via al periodo della vendemmia e della raccolta delle olive, un comparto ricco di storia e tradizioni, ma che fa fatica ad andare avanti.
Sul tema si registra il disappunto del presidente provinciale della Copagri Trapani (Confederazione produttori agricoli), Giuseppe Aleo, il quale sollecita le Istituzioni a trovare soluzioni adeguate a tutela dei viticoltori e olivicoltori, preannunciando lo stato di agitazione della categoria qualora i prezzi dovessero subire ulteriore ribasso.
“Bisogna stabilire un prezzo minimo garantito – afferma Aleo – una misura di salvaguardia per tutti i prodotti del segmento produttivo agroalimentare e, nel caso in questione, delle uve trapanesi”.
Nonostante la riduzione produttiva - riporta Qds - si mantiene un’ottima qualità del prodotto. Quello che mette realmente in crisi i produttori agricoli trapanesi sono le diminuzioni di superfici vitate, i costi di gestione in continuo aumento e i cambiamenti climatici, accompagnati dalle avversità atmosferiche.
Rivolgendosi al Governo nazionale, il presidente di Copagri Trapani dichiara: “Bisogna introdurre un intervento a sostegno dell’impresa agricola, livellando i costi di produzione a quelli europei , al fine di essere più competitivi nei mercati internazionali. Alla neo ministra dell’Agricoltura – prosegue – chiederemo di valutare l’inserimento del prezzo minimo garantito, coinvolgendo l’intera filiera agroalimentare, compresa quella sindacale per il lavoro di qualità”.
È d’uopo controllare la traciabilità e la qualità dei prodotti, in modo tale anche da impedire l’entrata di merce di indubbia provenienza. Al Governo regionale, invece, Copagri chiede di vigilare i confini per evitare le penetrazioni di mosto a basso costo, evitando il formarsi di cartelli a svantaggio dei produttori agricoli. “Crediamo – conclude il presidente Aleo – che vi siano le condizioni per determinare un cambiamento reale del comparto non solo vitivinicolo, da allargare al settore olivicolo e zootecnico, proprio per evitare che la rabbia di tutta la filiera agricola possa riversarsi nelle piazze, con il rischio di una contestazione più pericolosa di quella degli anni passati”.
La qualità, ostacolata da un commercio “lecito” fatto da prezzi ribassati, non si può vendere a basso costo. Occorre la giusta voglia di cambiare il mercato. Il made in italy, conosciuto in tutto il mondo, soffre profondamente la politica aziendale di chi vuol fregare tutti a tutti i costi.