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03/10/2019 07:18:00

Sicilia, sei anni fa la strage di Lampedusa. 368 morti

Era il 3 ottobre di 6 anni fa quando 368 persone, in maggioranza provenienti dall’Eritrea, in fuga da guerra e mafie, morirono a mezzo miglio dalla spiaggia dei Conigli.  Erano vicinissimi alla costa, ma all'improvviso il barcone si bloccò. I passeggeri andarono nel panico, l'imbarcazione si capovolse. Il mare divenne un inferno. 

È la Giornata della memoria e dell’accoglienza. Alessandra Ziniti su la Repubblica: «"Siamo sulla stessa barca" è lo slogan. Come dire che l'umanità e l'uguaglianza uniscono tutti, chi sale si barconi per cercare di attraversare il Mediterraneo e chi sta dall'altra parte. Sono passati […] sei anni dal tragico naufragio del 3 ottobre 2013, e Lampedusa si prepara a rendere omaggio a quelle vittime e alle migliaia di altre che in questi anni purtroppo hanno perso la vita. […] Per il quinto anno consecutivo il Comitato 3 ottobre porta a Lampedusa più di duecento studenti di 60 scuole provenienti da 20 Paesi europei per un progetto supportato da Unchr, Oim, Medici senza frontiere, Save the Children, Amnesty International, Associazione nazionale vittime civili di guerra, Cisom, Legambiente Lampedusa, Esther Ada. A Lampedusa, a confrontarsi con i ragazzi […] torneranno alcuni dei superstiti del naufragio del 3 ottobre, in cui morirono 366 migranti, e di quello dell'11. Ci sarà anche il ministro dell'Istruzione Fioramonti, che presenterà personalmente il progetto del concorso per la prossima edizione. […] Quest’anno, oltre alle iniziative che si svolgeranno a Lampedusa e Palermo, sono stati organizzati eventi in trenta capitali europee (proiezioni di documentari, dibattiti, mostre, flash-mob, concerti, ecc.) per sensibilizzare i cittadini sui differenti temi ed aspetti legati alle migrazioni e per sostenere la petizione che ha come obiettivo la richiesta alle istituzioni dell'Ue di proclamare il 3 ottobre “Giornata europea della memoria e dell’accoglienza”».

 “Sei anni fa, di fronte alle centinaia di corpi delle vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, l’Europa aveva detto “Mai più”, ma dal 2013 ad oggi oltre 15.000 persone tra cui tantissimi bambini e adolescenti, hanno perso la vita o risultano dispersi tentando di attraversare il Mediterraneo[1]. Negli anni l’Europa ha progressivamente rinunciato alle operazioni di ricerca e soccorso, scegliendo di proteggere i confini e non le persone, mentre l’impegno per il salvataggio in mare è stato scoraggiato.” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

“Il recente summit di Malta potrà rappresentare il primo passo per l’avvio di un’azione europea condivisa a condizione che il Consiglio europeo Giustizia e Affari Interni, previsto per il 7 e 8 ottobre, impegni concretamente i Paesi membri nel garantire il pieno rispetto del diritto internazionale, riconoscendo - anche alla luce dell’allarme crescente delle Nazioni Unite - che la Libia versa oggi in una terribile situazione di fragilità e instabilità e non può essere considerata in alcun modo come un porto sicuro”.

“È insopportabile continuare ad essere testimoni delle morti in mare. È fondamentale e urgente che l’Europa si impegni stabilmente a garantire vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare così che decine di migliaia di bambini, donne e uomini continuino ad essere costrette a ricorrere ai trafficanti, subendo ogni tipo di violenza e mettendo a rischio la propria vita.”