Arriva in consiglio comunale, a Partanna, il caso degli eventi estivi e del sistema "curioso" adottato nella piccola città del Belice per far arrivare artisti di spessore.
Il caso è stato trattato da Tp24, che nelle scorse settimane ha raccontato, in tre puntate, (qui la prima) come vengono organizzati i concerti a Partanna, come vengono racimolati i soldi, gli escamotage dell’amministrazione guidata dal sindaco Nicolò Catania, chi sono gli organizzatori, e alcune cose strane che girano attorno ai “grandi eventi”.
Da Giusi Ferreri, a Max Gazzè, a Le Vibrazioni, quest’anno, come nelle precedenti estati, la rassegna Artemusicultura ha inserito nel programma concerti di tutto rispetto. Ad avere l’incarico per l’organizzazione di gran parte degli eventi è stata la Musica da Bere Srl di Carmelo Costa, uomo di fiducia dell’amministrazione Catania (anche se il Sindaco a Tp24 dichiara di conoscerlo appena). Concerti costati parecchie migliaia di euro al Comune di Partanna.
Dopo l’inchiesta di Tp24 sia Costa che il sindaco Catania hanno replicato adombrando chissà quali “poteri forti” dietro l’approfondimento della nostra testata. Non ha mollato i toni neanche in consiglio comunale, il sindaco Catania.
Il caso è finito in consiglio comunale, dicevamo. Nell’ultima seduta, infatti, un consigliere di maggioranza ha preso parola e ha fornito l’assist a Catania. Ha elencato i titoli delle tre puntate di Tp24, ha citato le repliche di Catania e Costa e poi ha ammccato al sindaco chiedendo di aggiungere altro. La risposta del sindaco?
Le inchieste giornalistiche, per il sindaco Catania, sono come le intimidazioni mafiose. Una considerazione molto grave per il sindaco di un Comune, probabilmente non abituato agli occhi della stampa sull’operato dell’amministrazione.
Il sindaco ha evitato di entrare nel merito aula, perchè dice di voler fare un esposto in procura. “C’è tanta amarezza perchè ho visto smontare anni di attività così conclamata”, ha detto il sindaco in consiglio comunale.
Poi l’incredibile analogia. Per il sindaco le inchieste di Tp24 sono state “una minaccia, un’intimidazione. Le ho percepite come una vera e propria intimidazione, facendo un’analogia con quelle di carattere mafioso”, ha detto Nicolò Catania in aula, tra il silenzio dei consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione.
Il sindaco continua dicendo che avrebbe voluto vedere “la protesta della comunità rispetto ad un attacco così indiscriminato. Non ho sentito levare gli scudi in difesa della comunità Non permetto che si mettano nello stesso calderone dirigenti, funzionari, dipendenti di questo comune come se fosse un'associazione a delinquere. Non ci può essere nessuno che si possa compiacere di tutto il fango buttato”. Perchè, per Catania, l’approfondimento giornalistico, un’inchiesta, si tratta di un attacco e non, quindi, di diritto a raccontare le cose.
Una interpretazione molto grave per un sindaco, un uomo delle istituzioni, una persona Catania anche in consiglio comunale fa l’errore di confondere un’inchiesta giornalistica con il sospetto, di considerarla come un attacco personale, o, appunto, alla comunità, facendo emerge la disabitudine al giornalismo, al voler approfondire e raccontare quello che succede. Quelle cose strane e curiose che accadono, come l'organizzazione degli eventi di Partanna...