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14/10/2019 06:00:00

Inside Licata/6. La fedina penale. Dal cibo avariato al caso Torrazza: tutte le condanne

Inside Licata. Un’inchiesta a puntate di Tp24 sul re delle sale ricevimenti a Marsala, Michele Licata, il sistema andato avanti per anni che ha portato a milioni di euro di tasse evase, alle truffe sui contributi pubblici, soldi nascosti, fornitori compiacenti, in quello che è diventato un caso studiato in tutta Italia. Questa inchiesta entra nel cuore del sistema Licata. Nel suo Monopoly.

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Da giorni Tp24 sta raccontando il sistema di Michele Licata, l’ex re delle sale ricevimenti in provincia di Trapani, autore di milionarie evasioni fiscali e truffe a cui sono stati sequestrati e poi, tranne una parte, confiscati i beni. Abbiamo visto come sono cominciati i guai su Licata, quale fosse il suo modus operandi, le fatture false, l’evasione fiscale, tutte le imposte evase, come agiva, la sua confessione. Ma il viaggio non è finito. Perchè la sezione misure prevenzione del Tribunale di Trapani traccia una lunga disamina anche del passato di Licata per determinare la sua “pericolosità sociale”. Il suo essere, ossia, un soggetto pericoloso e quindi da sottoporre a misure di prevenzione personali e patrimoniali, come lo è anche la confisca dei beni. Su questi ci ritorneremo nelle prossime puntate. Su Licata, però, il giudice fa un lungo excursus sul suo passato, sui suoi guai giudiziari.

Un reato frequente nella lunga fedina penale di Michele Licata riguarda la non osservanza delle leggi in tema di alimenti. Irregolarità che sono state riscontrate nei suoi ristoranti e nelle sue sale ricevimenti. Baglio Basile, Delfino, Volpara, sono state negli anni oggetto di controlli, che in alcuni casi sono sfociate in denunce e poi condanne. Non sono condanne pesanti, ma arricchiscono una fedina penale e un elenco di procedimenti abbastanza corposo.


Si tratta della “Violazione delle norme sulla disciplina igienica della produzione e vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”. Reato per cui è stato condannato Licata nel 2009 tre volte. In due casi la condanna è stata di 800 euro di multa, l’altra per 1000 euro. Nel 2012 il reato si arricchisce della parola “continuato”. Anche qui, multa di 1000 euro. Sempre per lo stesso reato Licata stato condannato dal Gip di Marsala nel 2013 alla pena di 800 euro di ammenda.

Nel 2015 Licata viene condannato a 400 euro di multa per violazione delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Lesioni personali colpose, commesso a Marsala nel 2003, il tribunale di Marsala in composizione monocratica lo condanna nel 2009, sentenza diventata irrevocabile nel 2010, al pagamento di 1500 euro di multa.

Nel 2011 il Gip di Marsala emette decreto penale per il reato di commercio di sostanze alimentari nocive, commesso a Petrosino, quindi al Baglio Basile, nel 2005. L’ammenda di 2.300 euro sarà poi oggetto di indulto.

Una pesante condanna Licata la riceve nel 2013, quando il Tribunale di Marsala lo ritiene colpevole di “delitti colposi contro la salute pubblica”, commesso sempre a Petrosino. Per lui viene applicata la pena di 1 mese 24 giorni di reclusione e 60 euro di multa, pena poi sostituita con una multa di 13.500 euro.

 

Si legge nel decreto di confisca che “la tipologia dei reati per i quali Licata è stato condannato rivela una gestione delle aziende caratterizzata da sistematica illeceità, essendo emersa la frequente somministrazione ai clienti di prodotti alimentari scadenti a rischio delle loro stessa incolumità fisica, oltre che l’assoggettamento dei dipendenti a condizioni di lavoro pericolose, in assoluta violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro”.


Inoltre, si legge ancora che queste violazioni “erano dirette a conseguire illeciti risparmi di costi”. Soprattutto per il personale. Infatti viene sottolineato che “a seguito della regolarizzazione delle attività in sequestro - con riferimento, in particolare alla posizione dei lavoratori - è stato registrato il raddoppio del costo sostenuto dalle aziende relativamente al personale impiegato”. In sostanza nelle sue strutture Licata avrebbe fatto lavorare persone in nero, con risparmi notevoli, difficili da quantificare, ma che sono stati evidenti una volta arrivato l’amministratore giudiziario che ha dovuto fare le cose secondo legge e mettere in regola il personale.


Nel decreto di applicazione delle misure di prevenzione vengono elencati anche i procedimenti pendenti alla data del sequestro.
Come quello che riguarda il caso Torrazza, a Petrosino. Caso per cui negli anni successivi Licata è stato condannato a Marsala è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione e al pagamento di diverse migliaia di euro di danni per la lottizzazione abusiva a Torrazza. Il progetto è quello del resort con tanto di campo da golf e lido esclusivo che la Roof Garden di Licata stava realizzando furbescamente a Petrosino. Siamo in zona Torrazza, Margi Nespolilla, un’area protetta, di altissima importanza ambientale. Quello che ha tentato di fare, in maniera spregiudicata, Licata, è stato di camuffare il progetto di costruire un mega resort con tanto di campo da golf e lido in una zona protetta. Ha tentato di costruire lì degli alberghi dichiarandoli sulla carta degli opifici per il trattamento di prodotti caseari. Se ne è infischiato delle norme urbanistiche che regolamentano le zone protette. Ha messo su carta diversi progetti che in realtà facevano riferimento ad un unico grande disegno speculativo: lottizzazione abusiva.

Senza dimenticare, ovviamente, la sentenza del Gup da cui prende spunto la sezione Misure prevenzione del Tribunale di Trapani per il decreto di confisca. Quattro anni, 5 mesi e 20 giorni di carcere. E’ questa, con precisione, la pena inflitta dal gup Riccardo Alcamo a Michele Licata, l’ex “re” del settore del settore ristorazione-alberghiero in Sicilia occidentale, processato con rito abbreviato per la colossale evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione.
Tutti fatti che sono finiti nel decreto di confisca del Tribunale di Trapani che poi ha dovuto giudicare la figura dell’imprenditore ritenendolo un soggetto “socialmente pericoloso”. Perchè Licata è una persona pericolosa lo vedremo nelle prossime puntate.

 

PUNTATE

1 - Così sono cominciati i guai per il re degli hotel di Marsala
2 - Il “modus operandi”, le aziende compiacenti, le fatture false
3 - Soldi pubblici con fatture false. I progetti al Baglio Basile e Delfino
4 - La maxi evasione, ecco tutte le imposte non pagate
5 - La confessione: "Sì, ho usato fatture false"