Abbiamo già parlato (nell’articolo precedente) di come Epifanio Agate, figlio del defunto capomafia di Mazara del Vallo Mariano, gestisse tranquillamente insieme alla moglie l’azienda sequestrata in amministrazione giudiziaria.
Di contro, l’amministratore giudiziario Maurizio Lipani è accusato di peculato e autoriciclaggio, per essersi intascato in pochi anni 355 mila euro provenienti dalla gestione delle aziende che gli erano state assegnate. Denaro che avrebbe ottenuto attraverso prelevamenti di contante e bonifici ai propri conti personali.
La Dia sta controllando anche i conti bancari delle altre decine di società ed aziende che gli erano state affidate in amministrazione giudiziaria. E soprattutto sta indagando su altre eventuali collusioni con soggetti sottoposti a misure di prevenzione.
Insomma, le imprese sequestrate, di fatto gestite sempre dai vecchi proprietari, potrebbero essere molte di più. E se questa particolare impostazione riguardasse anche altri amministratori giudiziari, rischieremmo di trovarci di fronte ad uno strano fenomeno: quello dell’amministrazione giudiziaria di facciata.
Maurizio Lipani, secondo l’accusa, si è mosso così.
- Per tutta la durata del sequestro non ha mai redatto un rendiconto, non ha mai avanzato richieste di liquidazione di compensi e non ha effettuato le consegne a favore degli amministratori nominati dal Tribunale di Trapani, una volta che la confisca ha trasferito la società all’Agenzia nazionale dei beni confiscati;
- Tramite i prelevamenti, si è appropriato di 203.900 euro. Di cui 171.000 durante l’amministrazione giudiziaria della Moceri Olive Società Agricola e 32.800 in seguito alla confisca della società e alla sua devoluzione all’Agenzia nazionale dei beni confiscati;
- Da gennaio del 2017 a giugno 2019 ordinato 35 bonifici sul conto corrente dell’amministrazione giudiziaria per complessivi 114.080 euro. Di cui 76.500 sul proprio conto personale e 37.580 su altri conti ancora in corso di accertamento;
- In tutto, si è appropriato di 317.980 euro, di cui non poteva disporre senza l’autorizzazione del giudice delegato alla procedura. Soldi che sono stati sottratti al patrimonio della Moceri Olive Società Agricola, poi sottoposta a confisca.
Dunque, dopo essersi appropriato del denaro delle imprese sottoposte ad amministrazione giudiziaria – si legge nell’ordinanza del gip – lo ha versato sul proprio conto corrente personale, eseguendo poi un bonifico di 35.000 euro sul conto corrente di Gianmarco Invernizzi, per acquisire una partecipazione nello studio professionale che poi è stato chiamato “Studio Lipani Leuci”.
In seguito, alla fine del 2018 esegue altri due bonifici per complessivi 13.000 euro con i soldi della Moceri Olive che aveva in precedenza versato sul proprio conto per nasconderne la provenienza illecita.
Per l’accusa si tratta di “un reimpiego del denaro proveniente dal delitto di peculato attraverso la reimmissione nel mercato economico mediante l’acquisizione di una cointeressenza in uno studio professionale.”
Egidio Morici