Tra social, comunicati stampa dell’opposizione e qualche dichiarazione estemporanea poco felice in termini di comunicazione da parte del sindaco Alfano, sta passando una visione un po’ distorta sulla vicenda del commissario ad acta inviato dalla regione Siciliana per il bilancio del comune di Castelvetrano.
E’ come se si trattasse di una specie di grosso scandalo, per il quale qualcuno chiederebbe perfino le dimissioni del governo locale pentastellato.
Cos’è accaduto?
Il consiglio comunale avrebbe dovuto trasmettere al Ministero l’ipotesi di bilancio di previsione stabilmente equilibrato, è così che si chiama in termini tecnici.
Al consiglio avrebbe dovuto trasmetterglielo la giunta, che però non l’aveva ancora approvato.
La nomina del commissario ad acta, il dottor Antonino Garofalo, sarebbe quindi stata la conseguenza del “mancato e/o incompleto riscontro” (si legge nel decreto regionale) di una diffida inviata dalla regione siciliana lo scorso 20 settembre, che invitava il comune a trasmettere entro 30 giorni una relazione sullo stato del procedimento di approvazione di questo bilancio.
Un commissariamento definito dal primo cittadino, forse impropriamente, “un atto dovuto”. Definizione che ha scatenato le reazioni dell’opposizione e di una parte dei social.
Ma andiamo con ordine.
Il 28 ottobre, l’assessorato regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica decreta la nomina del commissario ad Acta.
Il 30 ottobre, spunta un comunicato stampa di Obiettivo Città (gruppo di opposizione che fa capo all’ex candidato sindaco Calogero Martire) che, rifacendosi alla diffida del 20 settembre, dopo aver ricordato che il termine dei 30 giorni entro il quale il comune avrebbe dovuto spiegare alla regione siciliana le motivazioni del ritardo nell’approvazione del bilancio era ormai scaduto, auspica l’intervento del ministero dell’Interno per accertare responsabilità dirette ed applicare sanzioni.
Il 31 ottobre un giornale on line locale dà la notizia della nomina del commissario per il bilancio, parlando del decreto pubblicato qualche giorno prima sul sito della regione siciliana ed ipotizzando perfino la possibilità dello scioglimento del consiglio comunale.
Possibilità che in realtà potrebbe verificarsi soltanto nel caso in cui il consiglio non approvasse il bilancio. Cosa difficile da fare se non l’ha ancora ricevuto dalla giunta.
Ma davvero il sindaco ha ignorato il problema di questo benedetto bilancio?
Si direbbe di no, visto che il 27 settembre scorso (cioè una settimana dopo la diffida) ne aveva parlato in un atto ufficiale: una delibera di giunta dal titolo “Bilancio consolidato 2018 – Individuazione area di consolidamento e presa d’atto della non attivazione delle procedure di approvazione”.
Nella delibera veniva dato atto che, in seguito al dissesto “le procedure contabili finalizzate al risanamento finanziario dell’ente non consentono, ad oggi, la definizione e l’approvazione del rendiconto della gestione relativo all’esercizio finanziario 2018, pertanto, l’ente non è in possesso di dati contabili omogenei necessari a definire il bilancio consolidato per l’anno 2018”.
Una posizione basata sulla relazione firmata dal dottor Andrea Di Como, responsabile del relativo servizio, che sembrerebbe avere tutta l’aria di una risposta alla diffida regionale.
Certo, se gli uffici del comune non hanno inviato la risposta all’assessorato, ci saranno stati dei motivi che sarebbe opportuno conoscere.
Ma in questa vicenda, le accuse di incompetenza rivolte dalle opposizioni al sindaco e alla giunta, rischiano di essere strumentali.
Qualcosa di simile era infatti accaduto anche al comune di Trapani, per il bilancio di previsione 2019, approvato il 18 settembre scorso. Anche lì era arrivato il commissario nominato dalla regione (sempre il dottor Garofalo), ma a nessuno venne in mente di dare dell’incompetente al sindaco Giacomo Tranchida e alla sua giunta.
Ma cosa succederà adesso al comune di Castelvetrano?
E’ tutto scritto nel decreto di nomina pubblicato sul sito della regione siciliana.
Assegnerà un breve termine agli uffici finanziari per il deposito della proposta di deliberazione.
Se questa, con tutti i documenti contabili ed i pareri di rito è già stata esitata dagli uffici finanziari, ma non approvata dalla giunta, si sostituirà alla giunta stessa per approvarne l’atto.
Poi, quando la proposta verrà trasferita al consiglio comunale, in caso di inerzia potrebbe approvare la delibera anche al posto del consiglio.
Solo in quel caso, darebbe corso al procedimento sanzionatorio.
Anche se lo scioglimento del consiglio comunale è previsto soltanto in caso “di gravi e ripetute violazioni di legge, debitamente accertate e contestate, le quali dimostrino l’irregolarità del funzionamento”.
Insomma, non sarà il mancato invio di un documento a far cadere quest’amministrazione.
Un dubbio che però si sono posti in tanti, forse a causa dell’atavica confusione tra il ruolo politico e quello tecnico.
Egidio Morici